Roma - Non solo le polemiche, non solo l’imbarazzo in famiglia, non solo la tessera dell’Udc finita nel cestino. La «notte brava» di Cosimo Mele, il festino nell’albergo di via Veneto nella notte tra il 27 e il 28 luglio, costa all’ex deputato anche l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura di Roma, che sulla vicenda ha aperto un fascicolo d’inchiesta affidato al pm Carlo Luberti. Che indaga per il reato di cessione di stupefacente.
Dopo l’interrogatorio di Francesca Z. (la squillo ricoverata per un malore forse dovuto alla cocaina al termine della nottata tra venerdì e sabato) e dell’altra ragazza che avrebbe partecipato alla «festa» con Mele nella stanza dell’hotel Flora, infatti, la posizione del parlamentare si sarebbe complicata. La seconda ragazza avrebbe confermato agli uomini della squadra mobile di Roma che durante il «festino a tre» sarebbe circolata della cocaina. E così Mele si ritrova indagato per cessione di stupefacente: secondo l’ipotesi al vaglio della procura di Roma avrebbe insomma portato lui la droga in camera, offrendola alla prostituta. Lunedì gli inquirenti cercheranno di appurare se il deputato era presente o meno al momento del consumo della coca. Per farlo, contano sulle perizie da effettuare sui reperti sequestrati nella stanza dell’albergo. Si tratta di diversi oggetti, su alcuni dei quali sarebbero presenti tracce di sostanze sospette. Che andranno analizzate dalla scientifica.
A finire sotto il microscopio, anche la «chiave» della camera del Flora, una scheda elettronica sulla quale si cercheranno residui di cocaina per capire se quell’oggetto, nella certa disponibilità del deputato ex Udc, sia stato utilizzato per preparare le «piste» da sniffare. Mele, infatti, pur ammettendo di aver passato la notte con una ragazza, ha negato fin da subito non soltanto di aver utilizzato o ceduto, ma anche visto droga nella stanza dell’albergo.
Gli investigatori, intanto, starebbero valutando di estendere le ipotesi di reato anche all’omissione di soccorso: da alcune delle testimonianze raccolte, infatti, emergerebbero incongruenze sulla tempestività dell’allarme al 118 per il malore della squillo, che per la verità si è rivelato essere molto leggero, tanto che la ragazza si è ripresa subito dopo l’arrivo in ospedale, al San Giacomo di Roma, dove è stato comunque provato che aveva assunto cocaina. Si stanno dunque svolgendo accertamenti per chiarire chi, e quando, abbia fatto materialmente la telefonata per richiedere l’intervento dei sanitari. Mele, nei giorni scorsi, ha sostenuto di aver telefonato lui stesso per far arrivare l’ambulanza in albergo. La ragazza, Francesca, invece ha raccontato in un’intervista che quella telefonata l’avrebbe fatta lei, mentre il parlamentare 50enne avrebbe cercato di toglierle il cellulare di mano per impedirle di chiedere aiuto.
Il deputato, che si è subito dimesso dall’Udc, passando al gruppo Misto, e che è assistito dagli avvocati Titta Madia e Livia Lo Turco, dopo l’ufficializzazione della sua iscrizione nel registro degli indagati preferisce replicare con «un rigoroso no comment» alla notizia. Il suo interrogatorio non è imminente: la procura lo avrebbe messo in calendario solo dopo la pausa estiva, a settembre. Ma Mele potrebbe chiedere di essere ascoltato prima. fonte: www.ilgiornale.it
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