martedì 28 agosto 2007

Il Tar accoglie ricorso dei petrolieri. In Val di Noto torna l'incubo trivelle

Per il tribunale la richiesta di valutazione di impatto ambientale era arrivata in ritardo Uno dei pozzi potrà essere aperto. Il sindaco: "Andremo avanti nella nostra battaglia"

PALERMO - La Val di Noto torna nel mirino dei petrolieri. Il Tar di Catania ha accolto un ricorso della società "Panther Eureka", ridando così un parziale via libera alle trivellazioni nel territorio del barocco dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco. Pronta la reazione del sindaco di Noto, che ha annunciato battaglia contro la decisione e ha invocato nuovamente il sostegno del mondo della cultura e dello spettacolo, come era accaduto, evidentemente con un successo solo parziale, all'inizio di giugno. I giudici amministrativi hanno accolto uno dei due ricorsi presentati dalla società con sede a Ragusa, quello relativo al pozzo da aprire tra Noto e Rosolini, in contrada Zisola-Portelli. Secondo il Tar, l'assessorato regionale a Territorio e Ambiente aveva comunicato in ritardo la necessità di una valutazione di impatto ambientale, facendo così scattare il silenzio-assenso. Rigettato invece il ricorso per l'escavazione del pozzo "Gallo Sud 1". In quel caso, il tribunale ha ritenuto che la valutazione di impatto ambientale sia effettivamente necessaria per la presenza nella zona di falde acquifere e di una vasta discarica di rifiuti. Immediata la reazione di Corrado Valvo, sindaco di Noto, che non vuole trivelle nella sua zona, che contiene patrimoni artistici di grande valore. "Lotteremo ancora con più forza chiamando a raccolta la gente, come abbiamo fatto fino a oggi. Ci opporremo in tutte le sedi e continueremo con le mobilitazioni. Il nostro è un territorio nel quale è impensabile prevedere impianti petroliferi o trivellazioni industriali". Valvo ha invocato il sostegno del mondo della cultura e dello spettacolo, già arrivato in passato. In difesa del barocco del Val di Noto e contro le ricerche di petrolio nella zona si era schierato anche lo scrittore Andrea Camilleri, autore all'inizio di giugno di un appello dalla prima pagina di Repubblica che aveva raccolto in poche ore migliaia di adesioni. Anche diversi media stranieri si erano occupati della vicenda, divenuta rapidamente un caso. Il 15 giugno, il governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro aveva annunciato la rinuncia della Panther Oil alle trivellazioni "in tutto l'abitato della città di Noto, in tutto il sito Unesco e nell'intera area di Noto Antica, oltre alla porzione di area vicina alla zona sud-est della riserva di Vendicari". Una vittoria accolta però con cautela dagli ambientalisti: il Wwf aveva subito chiesto di non lasciarsi andare a facili entusiasmi. Parole che, a poco più di due mesi di distanza, appaiono quasi profetiche. Fonte: www.repubblica.it (28 agosto 2007)

giovedì 23 agosto 2007

Apre la Discarica di Costa Gigia ad Augusta

Da domani (24 agosto 2007) i 15 comuni che fanno parte dell'Ato rifiuti Sr1 potranno smaltire i propri rifiuti solidi urbani e assimilati nella discarica sita in territorio di Augusta. La discarica è stata realizzata e sarà gestita dalla società GREENAMBIENTE, partecipata all'75% da COGEMA, società di LINEA GROUP HOLDING, la mega azienda nata dall’alleanza strategica tra le principali aziende multiservizi di Cremona(Aem S.p.A.), Lodi(AstemS.p.A.), Rovato(Cogeme S.p.A) e Pavia(Asm S.p.A.) che si occupano di servizi pubblici locali (ciclo integrale dell’acqua, gas, teleriscaldamento, ciclo integrale rifiuti, trasporti, energia elettrica, ecc.). L'impianto - ha affermato Enzo Giudice, presidente dell'Ato Rifiuti Sr1 - presenta un bacino che permetterà di smaltire, nell'arco di 6 anni, circa1.000.000 di metri cubi di rifiuti urbani e assimilabili. Per leggere l'articolo apparso su "La Sicilia" del 23 Agosto 2007 clicca qui.

Allarme Amianto in Via G. Cannizzaro a Siracusa

Onduline di Amianto accanto ai cassonetti dell'immondizia e un paio di frigoriferi dismessi in fondo a Via G. Cannizzaro a pochi metri da 2 Residence di villette bifamiliari e poco distante da condomini dove vivono decine di famiglie.Cosa aspettano gli enti preposti ad intervenire?

martedì 21 agosto 2007

TERMOVALORIZZATORI ORMAI INDISPENSABILI

AVOLA. STRA-Parla l'assessore all'ecologia Passarello. Secondo il nostro carissimo assessore gli inceneritori, o meglio come preferisce chiamarli lui, Termovalorizzatori ( impianti che con il calore valorizzano la monnezza), sarebbero l'unica vera alternativa al corretto smaltimento dei rifiuti. Nessuno ha mai detto all'assessore che oltre a bruciarli, i rifiuti, possono essere differenziati e riciclati fino a percentuali dell'80% . Nessuno gli ha mai detto che bruciare 1 tonnellata di rifiuti solidi urbani produce:
  • Una tonnellata di fumi immessi in atmosfera
  • 300 kg di ceneri “solide”
  • 30 kg di ceneri “volanti”
  • 650 kg di acqua di scarico
  • 25 kg di gesso.

Come si vede, quanto esce è maggiore dei rifiuti che entrano. Va sottolineato che molti dei prodotti di combustione emessi sono più tossici dei rifiuti da cui sono derivati.

Clicca qui per leggere le dichiarazioni del nostro carissimo e poco-informato assessore.

Articolo apparso su "Gazzetta del Sud" del 20/08/2007

mercoledì 15 agosto 2007

Mattel ritira milioni di giocattoli pericolosi

CHICAGO (Reuters) - Mattel ha annunciato oggi il ritiro di milioni di giocattoli provenienti dalla Cina a causa dei rischi provocati da alcuni potenti magneti e da una vernice al piombo utilizzati nella produzione dei giochi.

L'ordine di ritiro, il secondo annunciato recentemente dal gigante dei giocattoli made in Usa, riguarda 18,2 milioni di giocattoli magnetici a livello globale, di cui 9,5 milioni negli Usa, compresi 7,3 milioni di esemplari di pupazzi di Polly Pocket, 683.000 esemplari di Barbie e 345.000 Batman.

Sono state richiamate anche 253.000 macchinine modello Pixar "Sergente" di metallo dipinto con una vernice ad alto contenuto di piombo.

In Italia, secondo una nota, sono 30.000 i modellini di macchina "Sergente" -- distribuita ai rivenditori tra maggio e agosto 2007 -- ritirati.

Mattel Italy ha attivato un numero verde (800113711) a cui i consumatori si possono rivolgere per tutte le informazioni sul ritiro dei prodotti interessati, tra cui anche circa 500.000 giocattoli con magneti, prodotti dal 2002 fino al gennaio 2007, che non sono però più in distribuzione.

"La nostra priorità è la sicurezza dei bambini che giocano con i nostri giocattoli", spiega in una nota Emilio Petrone, vice presidente di Mattel Sud Est Europa, Medio Oriente e Africa e presidente di Mattel Italy.

"Per questo abbiamo attivato immediatamente la procedura di richiamo volontario dei prodotti che presentano certe anomalie e stiamo attivamente collaborando con le autorità e con i nostri rivenditori per rimuovere il prodotto dagli scaffali".

PERICOLI PER LA SALUTE

La Commissione statunitense per la sicurezza dei prodotti ha dichiarato che sono stati registrati tre casi di bambini che, dopo aver ingerito piccoli magneti, hanno sofferto di perforazione o blocco intestinale, che può rivelarsi letale.

Anche il piombo può avere ripercussioni sulla salute, compresi danni al cervello.

I giocattoli oggetto del richiamo sono stati prodotti da uno dei fornitori di Mattel in Cina, che ha subappaltato parte del lavoro ad un altro fornitore cinese, responsabile di aver violato gli standard ed i requisiti di sicurezza imposti da Mattel.

La notizia del secondo ritiro arriva a poche ore dal suicidio del proprietario di una fabbrica cinese al centro del primo richiamo di giocattoli dal mercato, alcuni giorni dopo che la Mattel aveva identificato la sua società come la produttrice degli articoli in questione.

Circa 1,5 milioni di giocattoli per bambini in età prescolare prodotti da Lida Toy Company, fabbrica cinese sotto contratto con l'unità della Mattel Fisher-Price, sono stati ritirati dal mercato mondiale la settimana scorsa dalla società americana a causa della vernice con quantità eccessive di piombo.

Mattel ha annunciato di stare espandendo il suo programma di test per assicurarsi che i giochi dipinti da parti terze siano sicuri prima di essere inviate nei negozi.

La società ha anche acquistato oggi una pagina di pubblicità su Wall Street Journal, New York Times e Usa Today, raffigurante tre bimbi che giocano insieme, e una lettera dell'amministratore delegato Robert Eckert indirizzata ai genitori in cui dà rassicurazioni sul livello di sicurezza dei giochi Mattel.

La notizia del nuovo richiamo ha provocando un calo del titolo Mattel, che alle 18:50 sta perdendo intorno al'1,65%, a 23,18 dollari, dopo aver toccato un minimo di 22,10 dollari.

Per maggiori informazioni sui giocattoli oggetto del ritiro in Italia cliccare qui.

Fonte: Reuters Italia

giovedì 9 agosto 2007

EMISSIONI DI BENZENE

I dati che riporto qui di seguito sono stati prelevati dal sito dell' INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti), un registro contenente informazioni su emissioni in aria e in acqua di specifici inquinanti provenienti dai principali settori produttivi e da stabilimenti di grossa capacita presenti sul territorio nazionale

Complesso: TAMOIL RAFFINAZIONE S.P.A.

Indirizzo: PIAZZALE CADUTI DEL LAVORO 30

Regione: LOMBARDIA

Provincia: CREMONA

Comune: CREMONA - Cap: 26100

Emissione di Benzene nel 2005

12.048,7 Kg/a

Raffinerie di petrolio e di gas

Ragione sociale: ESSO ITALIANA S.R.L.

Complesso: Raffineria d'Augusta

Indirizzo: CONTRADA MARCELLINO

Regione: SICILIA - Provincia: SIRACUSA - Comune: AUGUSTA - Cap: 96011

Emissione di Benzene nel 2005

28.714,0 Kg/a

  • Raffinerie di petrolio e di gas

  • Impianti di combustione con potenza calorifica di combustione > 50 MW > 50 MW

Ragione sociale: ERG Raffinerie Mediterranee SpA

Complesso: Erg Raffinerie Mediterranee Raffineria Isab Impianti Nord

Indirizzo: STRADA PROVINCIALE ex SS 114, Litoranea Priolese km 9,5 snc

Regione: SICILIA - Provincia: SIRACUSA - Comune: PRIOLO GARGALLO - Cap: 96010

Emissione di Benzene nel 2005

24.018,4 Kg/a

Raffinerie di petrolio e di gas

Ragione sociale: ERG Raffinerie Mediterranee SpA

Complesso: ERG Raffinerie Mediterranee SpA - Raffineria Isab - Impianti Sud

Indirizzo: STRADA STATALE ex 114 km 146

Regione: SICILIA - Provincia: SIRACUSA - Comune: PRIOLO GARGALLO - Cap: 96010

Emissione di Benzene nel 2005

23.069,0 Kg/a

Raffinerie di petrolio e di gas

Ragione sociale: POLIMERI EUROPA SPA

Complesso: Stabilimento di Priolo

Indirizzo: STRADA PROVINCIALE ex S.S. 114

Regione: SICILIA - Provincia: SIRACUSA - Comune: PRIOLO GARGALLO - Cap: 96010

Emissione di Benzene nel 2005

25.400,0 Kg/a

  • Prodotti chimici organici di base (a) idrocarburi semplici (b) idrocarburi ossigenati (c) idrocarburi solforati (d) idrocarburi azotati (e) idrocarburi fosforosi (f) idrocarburi alogenati (g) composti organometallici (h) materie plastiche di base (i) gomm

  • Impianti di combustione con potenza calorifica di combustione > 50 MW > 50 MW

Fonte: http://www.eper.sinanet.apat.it/site/it-IT/

BENZENE (C6H6)

Caratteristiche

Il benzene (C6H6) è il più semplice dei composti organici aromatici. È un liquido incolore dal caratteristico odore aromatico pungente che diventa irritante a concentrazioni elevate

Il benzene è uno dei composti organici più utilizzati. Su scala industriale viene prodotto attraverso processi di raffinazione del petrolio e trova impiego principalmente nella chimica come materia prima per numerosi composti secondari, che a loro volta vengono utilizzati per produrre plastiche, resine, detergenti, pesticidi. È un costituente della benzina che, assieme ad altri idrocarburi aromatici (toluene, etilbenzene, xileni, ecc.), ne incrementa il potere antidetonante aumentandone il numero di ottano. Fu aggiunto alla benzina in ragione di alcuni punti percentuali fino agli anni '50, quando il piombo tetraetile lo rimpiazzò completamente. A seguito dell'eliminazione del piombo nelle benzine, il benzene è tornato in uso. Negli Stati Uniti, come pure in Europa, per via dei suoi effetti deleteri sulla salute, le autorità hanno posto il limite del contenuto di benzene nella benzina all'1% in volume.

Effetti sulla salute (Fonte Wikipedia)

La respirazione di aria contaminata da benzene a livelli elevati produce stati confusionali, tachicardia, mal di testa, tremore ed incoscienza; livelli molto elevati possono essere mortali. Mangiare o bere cibi contaminati da benzene può causare vomito, irritazione delle pareti gastriche, sonnolenza, convulsioni, tachicardia e morte.

Il benzene è un cancerogeno riconosciuto che danneggia in modo particolare le cellule germinali.

I più gravi effetti che si manifestano in caso di esposizione a lungo termine sono principalmente a carico del sangue. Il benzene danneggia il midollo osseo e provoca un calo del numero dei globuli rossi portando all'anemia. Può inoltre ostacolare la coagulazione del sangue e deprimere il sistema immunitario. Tra gli effetti a lungo termine rientra anche la leucemia.

Alcune donne esposte a livelli elevati di benzene per molti mesi hanno avuto anomalie nel ciclo mestruale ed una diminuzione del volume delle ovaie. Non è ancora noto se l'esposizione al benzene danneggi il feto durante la crescita e possa ridurre la fertilità maschile. Studi condotti su animali hanno dimostrato che l'esposizione al benzene durante la gravidanza porta a nascite sotto peso, ritardi nello sviluppo osseo e danni al midollo osseo dei nascituri.

È possibile misurare l'esposizione al benzene attraverso le analisi delle urine, del sangue e del fiato espirato. Nel primo caso l'analisi può essere però falsata dal fatto che i prodotti di degradazione metabolica del benzene sono gli stessi derivati dal metabolismo di altre sostanze. Negli altri due casi, le analisi vanno eseguite in tempi brevi dopo l'esposizione, dato che il benzene viene metabolizzato abbastanza rapidamente.

L'agenzia di protezione ambientale statunitense (EPA) ha fissato il limite massimo di benzene nelle acque potabili a 0,005 mg/l ed ha posto l'obbligo di denunciare versamenti accidentali di benzene nell'ambiente superiori a 10 libbre (circa 4,5 Kg).

L'agenzia statunitense per la sicurezza sui luoghi di lavoro (OSHA) pone il limite di esposizione al benzene nell'aria a 1 ppm per un massimo di 8 ore al giorno e 40 ore settimanali. In Europa il limite (TLV-TWA) è fissato a 0,5 ppm per un'esposizione prolungata e a 2,5 ppm per esposizioni non superiori ai 15 minuti.

Esposizione al benzene (Fonte wikipedia)

I lavoratori di diverse attività sono potenzialmente esposti a livelli pericolosi di benzene. Tra queste si annoverano l'industria della gomma, le raffinerie, le acciaierie, gli impianti per la produzione di carbon coke, gli impianti chimici, i calzaturifici e gli impianti petrolchimici. Si è stimato nel 1987 che negli Stati Uniti le persone potenzialmente esposte per motivi professionali al benzene fossero circa 237.000.

L'uso del benzene come antidetonante nella cosiddetta "benzina verde" ha reso il traffico urbano una delle principali fonti di inquinamento da benzene dell'aria delle città e del loro hinterland. Si calcola[1] che il traffico automobilistico sia responsabile dell'82% del benzene che inquina l'aria delle aree urbane. Tuttavia, l'esposizione maggiore al benzene da parte dell'organismo deriva da attività come verniciare e usare di solventi (34%), per il 38% dal traffico automobilistico e per il restante dall'industria. È noto[2] come, all'interno delle abitazioni, si possano raggiungere concentrazioni di benzene varie volte superiori ai limiti stabiliti per legge per l'inquinamento nelle citta.

In Italia, il decreto ministeriale del 25 novembre 1994 fissa in 10 µg/m3 di benzene l'obiettivo di qualità dell'aria da rispettare a partire dal 1999. I dati rilevati nel 2000 nelle principali città italiane si sono assestati su un livello medio di 35 µg/m3

martedì 7 agosto 2007

Chiazze petrolio in mare, allarme inquinamento nel Messinese

MILAZZO (MESSINA) - Una larga chiazza di prodotto petrolifero nello specchio d'acqua antistante la Raffineria e la centrale termoelettrica a Milazzo ha fatto scattare l'allarme inquinamento nell'area industriale. I comuni di San Filippo del Mela e Pace del Mela hanno subito chiesto spiegazioni ai gruppi industriali che operano nella zona. La Capitaneria di porto si è subito attivata, dopo la segnalazione giunta ieri pomeriggio, inviando tre unità della società 'mare pulito' che hanno completato le operazioni di bonifica all'alba di oggi, dopo oltre dodici ore di lavoro e l'impiego di una dozzina di 'spazzini del mare'. Il prodotto raccolto in quattro fusti, poco meno di trecento Kg, è stato messo a disposizione dell'autorità marittima che provvederà a farlo analizzare per cercare di risalire all'inquinatore. I dirigenti della centrale Edipower e della Raffineria hanno respinto ogni addebito. L'autorità marittima milazzese ha aperto le indagini e sta ascoltando i comandanti delle navi attraccate ai pontili della Raffineria. La Sicilia.it (07/08/2007)

lunedì 6 agosto 2007

POZZI CHIUSI, ABRUZZO ANCORA IN CRISI IDRICA

PESCARA - Manca ancora l'acqua a Pescara, Chieti e comuni limitrofi, ma non a causa della siccità: i pozzi che alimentano un'area con 300 mila residenti sono chiusi da due giorni. Vi sono state rilevate concentrazioni, superiori ai limiti consentiti, di tetracloruro di carbonio e altre sostanze tossiche. Poco distante, a Bussi sul Tirino (Pescara), nel marzo scorso è stata scoperta una discarica dove per trent'anni sarebbero stati smaltiti abusivamente rifiuti industriali. La situazione sta tornando lentamente alla normalità, anche grazie a un programma di distribuzione delle risorse idriche disponibili, ma continuano le chiamate ai Vigili del Fuoco. Gli effetti della chiusura dei pozzi si fanno sentire in diversi quartieri di Pescara, in questo periodo meta di turismo balneare: bar e ristoranti hanno chiuso i servizi igienici e devono utilizzare acqua minerale per preparare il caffé. La Prefettura ha sconsigliato di bere l'acqua del rubinetto ai residenti delle zone Villa del Fuoco e San Donato. A Chieti l'acqua è arrivata nelle case dalle 7 alle 10, tornerà dalle 19 alle 21 e alle 6; in mattinata, poi, il Comune fornirà informazioni sui nuovi orari di erogazione. Su ordine del questore, i Vigili del fuoco hanno portato acqua in alcuni hotel e al carcere. Il Comune di Francavilla al Mare (Chieti) ha acquistato 20 mila litri di acqua potabile che è stata distribuita ai cittadini gratuitamente. L'Azienda comprensoriale acquedottistica (Aca) di Pescara prevede che la situazione possa migliorare ulteriormente domani, quando è prevista una flessione della richiesta proveniente dalla zona costiera, dove nel fine settimana è stato registrato un notevole afflusso di villeggianti. Il provvedimento di chiusura dei pozzi Sant'Angelo di Castiglione a Casauria (Pescara) è stato disposto dal commissario straordinario del Bacino Aterno-Pescara, Adriano Goio, ed eseguito dal Comando provinciale del Corpo forestale dello Stato di Pescara, che da marzo indaga per il reato di avvelenamento delle acque destinate al consumo umano e disastro ambientale. L'inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica, ha consentito di scoprire in un'area di nove ettari nei pressi del polo chimico di Bussi, fra la stazione ferroviaria e il fiume Pescara, circa 185.000 metri cubi di sostanze tossiche e pericolose, a una profondità di cinque-sei metri. La zona fu subito posta sotto sequestro: fra le sostanze individuate dalle analisi di laboratorio vi sono cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene e metalli pesanti. Intanto è stato disposto l'inizio dei lavori per lo scavo di nuovi pozzi, distanti dagli attuali, e dai quali potrebbe cominciare entro un paio di settimane la captazione di circa 300 litri al secondo di acqua potabile. Fonte: www.ansa.it

sabato 4 agosto 2007

MELE marce

Roma - Non solo le polemiche, non solo l’imbarazzo in famiglia, non solo la tessera dell’Udc finita nel cestino. La «notte brava» di Cosimo Mele, il festino nell’albergo di via Veneto nella notte tra il 27 e il 28 luglio, costa all’ex deputato anche l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura di Roma, che sulla vicenda ha aperto un fascicolo d’inchiesta affidato al pm Carlo Luberti. Che indaga per il reato di cessione di stupefacente.

Dopo l’interrogatorio di Francesca Z. (la squillo ricoverata per un malore forse dovuto alla cocaina al termine della nottata tra venerdì e sabato) e dell’altra ragazza che avrebbe partecipato alla «festa» con Mele nella stanza dell’hotel Flora, infatti, la posizione del parlamentare si sarebbe complicata. La seconda ragazza avrebbe confermato agli uomini della squadra mobile di Roma che durante il «festino a tre» sarebbe circolata della cocaina. E così Mele si ritrova indagato per cessione di stupefacente: secondo l’ipotesi al vaglio della procura di Roma avrebbe insomma portato lui la droga in camera, offrendola alla prostituta. Lunedì gli inquirenti cercheranno di appurare se il deputato era presente o meno al momento del consumo della coca. Per farlo, contano sulle perizie da effettuare sui reperti sequestrati nella stanza dell’albergo. Si tratta di diversi oggetti, su alcuni dei quali sarebbero presenti tracce di sostanze sospette. Che andranno analizzate dalla scientifica.

A finire sotto il microscopio, anche la «chiave» della camera del Flora, una scheda elettronica sulla quale si cercheranno residui di cocaina per capire se quell’oggetto, nella certa disponibilità del deputato ex Udc, sia stato utilizzato per preparare le «piste» da sniffare. Mele, infatti, pur ammettendo di aver passato la notte con una ragazza, ha negato fin da subito non soltanto di aver utilizzato o ceduto, ma anche visto droga nella stanza dell’albergo.

Gli investigatori, intanto, starebbero valutando di estendere le ipotesi di reato anche all’omissione di soccorso: da alcune delle testimonianze raccolte, infatti, emergerebbero incongruenze sulla tempestività dell’allarme al 118 per il malore della squillo, che per la verità si è rivelato essere molto leggero, tanto che la ragazza si è ripresa subito dopo l’arrivo in ospedale, al San Giacomo di Roma, dove è stato comunque provato che aveva assunto cocaina. Si stanno dunque svolgendo accertamenti per chiarire chi, e quando, abbia fatto materialmente la telefonata per richiedere l’intervento dei sanitari. Mele, nei giorni scorsi, ha sostenuto di aver telefonato lui stesso per far arrivare l’ambulanza in albergo. La ragazza, Francesca, invece ha raccontato in un’intervista che quella telefonata l’avrebbe fatta lei, mentre il parlamentare 50enne avrebbe cercato di toglierle il cellulare di mano per impedirle di chiedere aiuto.

Il deputato, che si è subito dimesso dall’Udc, passando al gruppo Misto, e che è assistito dagli avvocati Titta Madia e Livia Lo Turco, dopo l’ufficializzazione della sua iscrizione nel registro degli indagati preferisce replicare con «un rigoroso no comment» alla notizia. Il suo interrogatorio non è imminente: la procura lo avrebbe messo in calendario solo dopo la pausa estiva, a settembre. Ma Mele potrebbe chiedere di essere ascoltato prima. fonte: www.ilgiornale.it

venerdì 3 agosto 2007

AMMAZZARSI DI LAVORO.

Fabbrica assassina, l'Ilva uccide ancora
Un operaio di 26 anni perde la vita schiacciato dai tubi nell'azienda di Taranto. Solo ieri in Puglia quattro morti sul lavoro. La Fiom attacca: «Non è più tempo di parole vuote»
Aveva 26 anni anni, Domenico Occhinegro, l'operaio morto ieri nell'ennesimo infortunio mortale all'Ilva di Taranto. Dell'azienda Domenico era dipendente da tre anni, lavorava sodo da quando gli era stata promessa una piccola promozione, raccontano alcuni colleghi, e si sarebbe dovuto sposare il mese prossimo. E' rimasto schiacciato tra due tubi nella tarda serata martedì scorso, poco prima di finire il suo turno di lavoro. E ieri in Puglia altri tre lavoratori sono morti sul lavoro. Andrea Sindaco, 33 anni, travolto dal braccio di una pompa di calcestruzzo a Otranto. Cosimo Perrini, 60 anni, precipitato da un cantiere edile a Taranto, e Francesco P., 42 anni, investito da un piccolo trattore cingolato guidato dal figlio di 16 anni in un'azienda casearia a conduzione familiare a Copertino, in provincia di Lecce. Un vero e proprio bollettino di guerra quello delle morti sul lavoro, una piaga che cova nei meandri di un lavoro sempre più frammentato e frantumato. Quattro morti in Puglia soltanto ieri, altri quattro nel paese ieri l'altro (e sono, naturalmente, soltanto quelli che ricevono l'onore della cronaca). «Non siamo all'ultimo incidente» è la palpabile esasperazione di Mimmo Pantaleo, segretario pugliese della Cgil, nel commentare l'infortunio mortale dell'Ilva. Come dargli torto? Nell'ormai famigerato «Tubificio 2», quello di Domenico Occhinegro è il terzo incidente mortale in due anni, e non si contano gli infortuni gravi. Della dinamica dell'incidente che ha ucciso Domenico, e che non ha avuto testimoni, poco ancora si sa. Uno sciopero immediato di 24 ore è stato proclamato dalle Rsu dell'azienda, mentre la Fiom nazionale ha annunciato la possibilità di costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario. Due inchieste sono state aperte, dalla Procura e dall'ispettorato provinciale del lavoro. Di certo si sa che Domenico, pur se giovane, non era un novizio. Assunto a tempo indeterminato tre anni fa, dopo un biennio di formazione lavoro, stava sostituendo un collega in ferie, al macchinario «cut off» dove vengono corrette le imperfezioni dei tubi di acciaio già prodotti. Dice l'azienda che Domenico si trovava, al momento dell'incidente, in una zona del reparto interdetta al passaggio degli operai. Ma padron Riva non ha mai fatto mistero della sua etica. «Confidenza, noncuranza», una certa sventatezza e negligenza dei lavoratori per farla breve, sarebbero le cause più frequenti degli infortuni che l'Ilva macina con un ritmo che fa il paio perfetto con la crescita dei profitti. L'impianto su cui lavorava Domenico è lo stesso rimasto fermo nei mesi scorsi per oltre quaranta giorni, a causa di un incendio. «Questo ha indotto la direzione a fare pressione sui lavoratori per incrementare la produzione» spiega Patrizio Di Pietro dell'esecutivo Fiom all'Ilva. E' possibile che l'operazione del macchinario non sia riuscita bene, e che Domenico abbia tentato di intervenire manualmente, spostandosi così nella zona interdetta al passaggio, forse scivolando, e così restando intrappolato sotto un tubo di sei tonnellate. Ma una quarantina di morti dal 1993 a oggi, sei morti (di cui quattro dipendenti delle ditte di appalto) e decine di feriti solo negli ultimi due anni - secondo i dati diffusi ieri dalla Uilm di Taranto - lasciano sbigottito soltanto chi all'Ilva non ci lavora. «Non è più tempo di parole - dice Franco Fiusco, segretario della Fiom - La sicurezza non può essere una definizione fine a se stessa, ma un insieme di interventi concreti in cui anche le istituzioni sono chiamate a fare la loro parte». In causa c'è la costituzione del Nucleo integrato per la sicurezza (l'organismo composto da una serie di enti preposti alla sicurezza con libero accesso in azienda) su cui ieri si è svolto un incontro in prefettura a Taranto: l'accordo è stato firmato un paio di mesi fa, ma l'ostruzionismo dell'azienda non ha permesso ancora di renderlo operativo. Anche l'atto di intesa siglato lo scorso anno tra azienda e istituzioni e mirato alle questioni della sicurezza (anche ambientale), sul lavoro non produce risultati. «La Regione Puglia è pronta a denunciare il protocollo d'intesa con la nostra più grande azienda» ha dichiarato ieri Niki Vendola, presidente della Regione. Organici minimizzati, carichi di lavoro esasperati, scarsa formazione del personale in un processo produttivo complesso e faticoso, impianti non ammodernati, relazioni sindacali al minimo, il profitto come regolatore unico e assoluto dei processi. Questa è l'Ilva raccontata da chi ci lavora. La stessa azienda in cui gli utili sono saliti del 44% l'anno scorso, con un fatturato consolidato vicino ai 10 miliardi. La stessa azienda dove persino fermarsi a bere acqua (in reparti dove le temperature superano i 50 gradi) è una conquista.
SARA FAROLFI ( IL MANIFESTO 02/08/2007)

giovedì 2 agosto 2007

Cremona e L'ambiente ( volantino del Comitato Ambiente Territorio Società)

CREMONA E L'AMBIENTE: UN CONTO APERTO PER LA PRIMA VOLTA UN INCONTRO PUBBLICO ISTITUZIONI-CITTADINI SOTTO L'INCUBO DELL'INQUINAMENTO DELLE ACQUE DELLA FALDA. A QUANDO IL CONFRONTO CON I CITTADINI PER L'INCENERITORE, L'ACCIAIERIA ARVEDI, LE INDUSTRIE A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (RAFFINERIA TAMOIL, LIQUIGAS, SOL, ABIBES) E LE QUATTRO AUTOSTRADE CHE ASSEDIANO LA CITTA'?
VIVERE A CREMONA E' BELLO O E' UN RISCHIO PER LA SALUTE?
Ci voleva il gravissimo inquinamento delle acque della falda vicina al fiume Po, per costringere il Comune di Cremona e la Provincia di Cremona a parlare di ambiente in un pubblico confronto con i cittadini. Consigli Comunale e Provinciale aperti chiesti dalla nostra organizzazione con lettere protocollate in data 11 luglio 2007. E così le Istituzioni sono state costrette a parlare dell'emergenza ambiente a Cremona, sotto l'incubo di una delle più gravi emergenze ambientali in Val Padana causate dall'inquinamento delle acque della falda sotto la Raffineria Tamoil. Coinvolte anche le Società Canottieri sorte sulla riva del Po dove oltre 12.000 cittadini cremonesi pagano con "Euro puliti" l'uso di strutture per passare il loro tempo libero, prendere il sole, fare il bagno (fino a ieri con acque agli idrocarburi) e respirare aria al benzene, senza che nessuno si sia mai occupato di valutare l'opportunità, per la salute dei cittadini, di continuare a tenere una raffineria ritenuta industria insalubre e a rischio di incidente rilevante, a ridosso (a monte) della città di Cremona. Anzi, il Comune di Cremona in questi ultimi anni non ha neppure ritenuto utile stabilire una fascia di rispetto fra la città e la raffineria favorendo l'insediamento di abitazioni e di attività produttive vicine alla Raffineria Tamoil (542.000 tonnellate di prodotti petroliferi stoccati), industria dichiarata a rischio di incidente rilevante assieme a Liquigas, Sol e Abibes . Ma per il Comune di Cremona non è una novità. Anche a Cavatigozzi il Sindaco Bodini ha fatto costruire una palestra vicino alla Liquigas (che stocca 663 tonnellate di GPL), alla SOL (con 263 tonn. di Gas Vari) e alla Abibes (con 9.500 tonn. di GPL) e il Sindaco Corada ha completato l'opera a Cavatigozzi con nuovi campi di calcio a 350 metri da Liquigas, 250-300 nuove abitazioni al centro della zona a rischio e il raddoppio-quadruplicamento dell'inquinante Acciaieria Arvedi (industria altamente energivora e che consumerà da 800.000 a 2.300.000-4.000.000 di m3 di acqua di acquedotto e falda all'anno) a 300 metri da Cavatigozzi e da Abibes e a 50 metri da Spinadesco. Le Giunte Corada e Torchio si sono poi trovate unite nella costituzione al TAR di Broscia contro i cittadini di Cavatigozzi e Spinadesco che hanno chiesto la Valutazione di Impatto Ambientale (negata dalla Regione Lombardia) per l'ampliamento dell'acciaieria Arvedi. Eppure fino a ieri tutti hanno fatto finta di non sapere. Oggi assistiamo all'ignobile gioco dello scaricabarile, all'ignobile palleggio di responsabilità con il rischio, di fronte all'autodenuncia dì inquinamento del 2001 della Raffineria Tamoil, dì mettere a rischio oltre alla salute dei cittadini, anche i posti di lavoro perché manca un progetto concreto sul futuro di Cremona e della sua provincia. L'importante, per i nostri amministratori e per i partiti che li hanno sostenuti, è sempre stato minimizzare, nascondere, negare anche l'evidenza e soprattutto non informare i cittadini considerati evidentemente non in grado di comprendere i "veri valori dello sviluppo": ai cittadini non deve importare proprio nulla se Cremona è ai primi posti delle graduatorie nazionali per le morti per tumore. Oggi comprendiamo meglio l'esultanza del Sindaco di Cremona, Corada e del Presidente delta Provincia, Torchio, di fronte alla graduatoria del settimanale "Italia Oggi" del dicembre 2006- gennaio 2007 che poneva Cremona ai primi posti in Italia per l'ambiente grazie a piste ciclabili e raccolta differenziata, dimenticando inceneritori, raffinerie, acciaierie e quattro autostrade... Dal 1997 la Legge 137 sulle industrie a rischio di incidente rilevante (Seveso l°) impone informazione e prove di protezione civile per le popolazioni. A Cremona dal 1997 fino ad oggi 31 luglio 2007 non è mai stata fatta nessuna prova: non esiste nemmeno un progetto di delocalizzazione. Dobbiamo attendere che scoppi qualcosa per vedere i "nostri eroi" all'opera tra le macerie di Cavatigozzi? Cremona deve uscire dall'emergenza ambientale: serve un vero progetto di sviluppo sostenibile discusso e partecipato dai cittadini. Cremona, 31 luglio 2007 AMBIENTE TERRITORIO SOCIETÀ' COORDINAMENTO COMITATI NOAUTOSTRADE NOTURBOGAS COORDINAMENTO COMITATI AMBIENTALISTI LOMBARDIA xoomer. Virgilio.it/autostrade - www.noautostrade - www.comitatiambientelombardia.it - info@comitatiambiente.it
Dire non basta, poiché le parole che non si traducono in azione " sono portatrici di pestilenza"
William Blake