domenica 7 dicembre 2008

Catania: strage nel laboratorio di Farmacia

15 morti per capire che in quel laboratorio c'èra qualcosa che non andava per il verso giusto. Un laboratorio all'interno di una facoltà universitaria, un luogo dove si studia e si fa ricerca, frequentato da gente con un livello d' istruzione abbastanza alto ma che evidentemente non include anche il "buon senso". Perché si è aspettato tanto per fare qualcosa? Perché nessuno ha parlato prima? Clicca per leggere l'articolo completo

mercoledì 3 dicembre 2008

Ghost bike per ricordare Giulia Vigani

Alle ore 18 di giovedì 27 novembre a Castelleone, all'incrocio semaforico con la statale, è stata legata ad un palo una bicicletta tutta bianca con un mazzo di fiori ed un cartello. La chiamano "Ghost Bike" e ricorda a chiunque passi di li che in quel luogo è stato investito ed ucciso un ciclista. Una ghost bike è un modo per ricordare, per richiamare l'attenzione di chi passa sui pericoli della strada. E' il modo che ha scelto la Critical Mass di Cremona per ricordare Giulia Vigani, ventitreenne castelleonese investita ed uccisa una settimana fa proprio in quel punto, e tutti gli oltre 300 ciclisti che ogni anno muoiono sulle nostre strade. L'ennesima dimostrazione di come la sicurezza stradale in Italia continui a non essere affrontata strutturalmente, di come poco interessi al potere la tutela dei ciclisti, forse troppo risparmiosi e rispettosi dell'ambiente per interessare chi, del consumo e dei consumatori, ha fatto il suo unico interesse. La Critical Mass di Cremona

martedì 25 novembre 2008

Mercoledì 26 novembre, presentazione del Dvd “Bici batte auto” e del Bicycle Film Festival 08

Da New York a Milano, da Città del Messico a Seattle, da Londra a Denver, da San Francisco a Roma. Un’onda di pura adrenalina a pedali travolge le metropoli, in opposizione alla cultura dell’automobile. La città diventa un’immensa pista. La prima sfida è tra due e quattro ruote. Poi tra biciclette. Senza regole, tutti contro tutti! Da Critical Mass alle nuove culture metropolitane con bici modificate per straordinarie evoluzioni e gare illegali nel traffico e sulle architetture urbane. Presso lo Spazio Pubblico ShaKe, in viale Bligny 42 (Milano), mercoledì 26 novembre dalle 19,00, serata all'insegna delle due ruote e dell'adrenalina urbana con la presentazione del Dvd “Bici batte auto. Creativi & guerrieri urbani su due ruote" a cura delle migliori firme mondiali della scena del radical biking - con musica hardcore e tecno, presentato dal curatore e regista Naoto, Menthos del negozio Ciclistica e dal sito Milanofixed, che costituiscono la memoria storica, il passato e il futuro dell'attivismo ciclistico a Milano. Contributi video di filmmaker-ciclisti di culto come Ted White, Lucas Brunelle, Rob Zverina, Burd Phillips. Foto Flavia Faranda Graditi ospiti Brendt Barbour e gli organizzatori del Bicycle Film Festival, il più importante festival al mondo sulle biciclette, che presenteranno l'edizione 2008. Il dvd "Bici batte auto. Creativi & guerrieri urbani su due ruote", sarà disponibile in anteprima assoluta durante la serata-evento di presentazione. Fonte: www.shake.it

lunedì 10 novembre 2008

Incidente alla raffineria Erg Nord - La testimonianza di un lavoratore intossicato

Pubblicata sul sito www.megaraugusta.com la testimonianza di uno dei tanti operai rimasti intossicati a causa dell'incidente avvenuto nella raffineria ERG di Priolo il 5 Novembre 2008. Clicca QUI per leggere la notizia

mercoledì 5 novembre 2008

Nuovo incidente alla ERG NORD di Siracusa

SIRACUSA - Una quindicina di operai metalmeccanici in servizio nella zona industriale siracusana sono rimasti intossicati mentre stavano lavorando in impianti della raffineria Isab Nord e della Polimeri. Le loro condizioni non appaiono particolarmente serie: hanno quasi tutti denunciato forti bruciori agli occhi e alla gola e dopo essere stati visitati nelle infermeria degli stabilimenti sono stati trasferiti in via cautelativa al pronto soccorso dell'ospedale Umberto I di Siracusa dove si trovano ancora e dove vengono sottoposti a più accurati controlli sanitari.Pare che la causa sia da attribuire ad una fuoriuscita di anidride solforosa. L'incidente - i contorni del quale sono ancora tutti da definire - si è verificato questo pomeriggio intorno alle 15. Il numero complessivo degli operai coinvolti sarebbe superiore a quello delle persone condotte in ospedale per accertamenti, infatti testimoni oculari affermano che gli intossicati sarebbeno almeno una cinquantina. Fonte: www.lasiciliaweb.it / http://priolo.altervista.org/ Foto tratta da WIKIPEDIA

sabato 25 ottobre 2008

Sognando Chernobyl, grido di allarme dal Molleggiato

Mini videoclip, di appena 2 minuti, del primo dei due inediti del ‘best of’ in uscita il 28 novembre che Adriano Celentano ha deciso di mettere in rete per un'ampia diffusione e libera fruizione, visto anche il messaggio che lancia, la scelta è stat, ancora una volta, azzeccata. Le immagini del video che scorrono su musica e testo scritti da Celentano, confluiscono in un ritornello dai toni poco rassicuranti: “Tutti quanti insieme salteremo in aria bum!”. E infatti, dal video traspare tutta la preoccupazione di Celentano rispetto a una generalizzata mancanza di saggezza da parte di chi ha in mano i destini del mondo. E così mette in guardia anche dalla minaccia dei gas "di cui siamo già contaminati" e delle scorie nucleari che portano "il cancro nelle case dei cittadini". Ma anche dei pericoli del libero commercio, della globalizzazione. Cita quindi il più grande disastro nucleare della storia, quello di Chernobyl, i cui figli sono "già sparsi per tutto il mondo". Speriamo che anche il molleggiato possa contribuire a sensibilizzare la gente su quello che sta succedendo e che la mobilitazione popolare possa far cambiare le scelte, scriteriate, dei nostri governanti

venerdì 12 settembre 2008

Da Vello a Cividate Camuno passando da Pisogne

Questo itinerario inizia a Vello, frazione di Marone, appena prima l'ingresso di una galleria sulla vecchia strada litoranea. La strada chiusa al transito delle auto rimane sempre vicina alle acque del lago, e su di essa si affacciano in alcuni tratti i percorsi della statale e quello della ferrovia; entrambi tra Vello e Toline scorrono in gran parte in galleria. Il percorso è sempre pianeggiante, e consente di attraversare in successione senza fatica alcune zone caratteristiche, ammirando continuamente diversi scorci panoramici. Dopo Toline di prosegue per Pisogne dove ci si immette sulla ciclabile della Valle Camonica che ci porta fino a Cividate Camuno, passando per Darfo Boario Terme. Il percoso si snoda quasi interamente su pista ciclabile pressochè pianeggiante, a tratti asfaltata a tratti sterrata per una lunghezza di 70 Km tra andata e ritorno.

lunedì 28 luglio 2008

Siracusa SCONTRO DI CULTURE

Ultima tappa del tour post-elettorale alla ricerca delle ragioni della disfatta delle sinistre. Nella città siciliana, tra petrolchimico, privatizzazione dell'acqua e volontariato. Dove l'Arcobaleno è troppo «sindacale» e il Pd nelle mani degli ex notabili Dc «Vecchio» industrialismo e «nuovo» ambientalismo
Astrit Dakli Siracusa.
Da mezzo secolo in qua, a meno di essere ciechi e contemporaneamente privi di olfatto, non si può arrivare a Siracusa dal nord senza la disturbante, apocalittica percezione della sua dimensione industriale. La ferrovia e le strade principali - quelle che congiungono l'ex centro politico e culturale più importante della Magna Grecia e dunque del Mediterraneo con Palermo, Catania, Messina e il resto d'Italia - passano tutte all'interno o a fianco del «polo petrolchimico», il più grande d'Europa; la visione, per chilometri e chilometri, delle torri di raffinazione, dei serbatoi, degli impianti di cracking, delle altissime «candele» fiammeggianti, accompagnata alla pesante puzza di idrocarburi, ai fumi, ai grovigli di tubi sgocciolanti, rende chiaro a chiunque quanto Siracusa abbia perso, nei venticinque secoli intercorsi fra il dominio del tiranno Dionigi I e quello di Stefania Prestigiacomo, ultima «dea protettrice» della città - anche se non responsabile dei suoi mali peggiori. Inquinamento dell'aria, dell'acqua e dei terreni, malattie respiratorie, malformazioni neonatali e mortalità sopra ogni media sono state il frutto di quella scelta drammatica di allineare lungo una delle spiagge più belle del Mediterraneo la Sincat, la Rasiom, l'Enichem, la Espesi, la Icam, la Isab, la Sasol, la Erg e chi più ne ha più ne metta, fino all'ultima e più grande di tutte, la russa Lukoil, sbarcata a Siracusa questa primavera comprando metà della Erg e mettendo le basi per un'ulteriore espansione dei volumi raffinati. Ma, dall'altra parte, quella scelta ha anche creato migliaia di posti di lavoro in un'area poverissima, aumentato il reddito, fatto nascere una cultura industriale, operaia, sindacale e politica (non si dimentichino i «fatti di Avola», pochi chilometri da Siracusa, con due uccisi e 48 feriti durante una manifestazione sindacale nel '68, e poi la lotta contro gli euromissili nella vicina Comiso) che in Sicilia quasi non esisteva - e che ora sta tornando a non esistere anche a Siracusa. «La maggior parte dei dirigenti della sinistra qui si sono formati con quella cultura, legata alla presenza del petrolchimico - racconta Ermanno Adorno, 50 anni di politica cittadina fra Psi, Psiup, Dp, Rifondazione, oppure in solitudine - e sono rimasti via via sempre più incapaci di capire che il mondo intorno a loro cambiava. A Siracusa la sinistra politica è sempre stata una sorta di emanazione del sindacato, che ha prodotto quadri e amministratori: ma oggi quel tipo di cultura non basta più. Gli operai del petrolchimico erano 35mila, oggi non arrivano a 7mila». I partitini della sinistra radicale, che hanno raccolto un po' l'eredità del vecchio Pci (i tre dell'Arcobaleno, prima del disastro elettorale di quest'anno, avevano quasi il 9 per cento nelle politiche) «si sono ormai chiusi in se stessi e hanno sempre meno rapporti con i cittadini; quanto al Pd, ha finito per incorporare gran parte della classe dirigente democristiana di una volta, assumendone la mentalità e i metodi. E il trasformismo regna sempre sovrano, contagiando un po' tutti, compresi gli uomini di sinistra: che una volta arrivati ad avere un briciolo di potere, come consiglieri o assessori, perdono la testa e diventano disposti a tutto per autoperpetuarsi...». L'esempio più clamoroso è quello di Rino Piscitello, figlio di uno storico deputato comunista (tra i protagonisti dei fatti di Avola, tra l'altro) e lui stesso già esponente della sinistra più radicale, approdato il mese scorso, dopo molti slittamenti (Pci, Dp, Rete, Margherita, Pd) nelle file della Lega Sud, il Mpa di Raffaele Lombardo. Elettori delusi e senza alternative L'amarezza di Adorno è largamente condivisa in quel che resta della sinistra siracusana, che le amministrative di metà giugno hanno finito di smantellare: tra provincia e comune soltanto un consigliere eletto, Ettore Di Giovanni - e solo in virtù del suo esser personaggio «storico», da molti anni in comune come capogruppo diessino e di conseguenza oggetto di molte preferenze personali. Alla provincia, dove c'era una giunta di centrosinistra con ben quattro assessori facenti capo all'area Arcobaleno, ora non c'è neanche un consigliere. «E non si può nemmeno parlare di effetto "voto utile", perché erano elezioni solo amministrative e venivano dopo che era già ben chiaro quel che era successo nazionalmente col voto di aprile», commenta Roberto Fai, che insegna filosofia del diritto e si colloca un po' in bilico a sinistra del Pd. «La verità è che gran parte degli elettori di sinistra si sono rifugiati nell'astensionismo e basta, non in un progetto di alternativa. Credo che questo sia un effetto dello sradicamento dei dirigenti della sinistra dal territorio - tutti i migliori, da diversi anni, hanno preferito carriere "romane" all'impegno nella loro città, e tutti i candidati locali qui sono stati catapultati dall'alto. Poi, quando l'Arcobaleno ha perso la sua rappresentanza nelle istituzioni - e nelle tv - nazionali, qui è scomparso del tutto dalla campagna elettorale per le amministrative, come se non esistesse affatto». E non è l'unico problema: ce ne sono anche di più strutturali, come il fatto che «mancano dei volti nuovi, nella sinistra alternativa, mancano delle figure di 30-40enni competenti e dinamici; ci sono sempre le stesse facce, gente in gamba e stimabile ma legata a periodi ormai passati». Ci sono poi le critiche più esplicitamente politiche: come quelle che avanza Marina De Michele, insegnante di liceo con una lunga passione per il giornalismo d'inchiesta sul territorio, che esercita sul settimanale Il Ponte, una pessima esperienza di politica attiva nei Ds, un avvicinamento più recente al Pdci, dove «c'è un ambiente migliore e più solidarietà, anche se poi al fondo la mentalità e il costume politico non sono tanto diversi dagli altri: la politica è vista come mezzo per "piazzare" meglio se stessi e i propri amici e familiari». Marina cita due esempi per spiegare perché la sinistra siracusana ha perso presa tra i cittadini. Il primo è la vicenda dell'acqua: la Provincia - fino a giugno gestita dal centrosinistra - ha voluto a tutti i costi affidare la gestione delle risorse idriche, dopo una gara d'appalto molto discutibile e infatti andata deserta, a una società formalmente a controllo pubblico, ma che in realtà attraverso un allargamento di capitale è diventata de facto a maggioranza privata. «Su questa vicenda c'è stata una battaglia di ambientalisti e cittadini, in cui il Pd, vabbe', era proprio apertamente favorevole alla privatizzazione, mentre Pdci e Rifondazione si sono in pratica tenuti fuori». E il secondo esempio è ancor più clamoroso, la vicenda del costruendo porto turistico: «Una follia da decine e decine di migliaia di metri quadri che verranno sottratti al mare, proprio sul waterfront cittadino, per creare centinaia di posti barca e banchine d'approdo per navi da crociera. E' un vecchio progetto, ormai più che ventennale, che negli ultimi tempi ha ripreso forza, tutto in mano a Caltagirone, nonostante l'evidenza dei danni ambientali che ne deriverebbero e nonostante la chiara irregolarità delle procedure; sono già in corso vaste operazioni di speculazione edilizia connesse con il progetto - guardacaso, pare che vari edifici fatiscenti nelle adiacenze del futuro porto, siano stati comprati dal notaio Angelo Bellucci (marito del ministro Prestigiacomo, ndr). Bene, su tutto ciò sembra che il centrosinistra, in blocco, non abbia niente da dire. Chi si oppone davvero, alla fine, sono solo le organizzazioni ambientaliste e qualche comitato di cittadini». Come è sempre stato, del resto: non a caso il terreno maggiore di battaglia politica in città è da mezzo secolo quello urbanistico-ambientale, e i nomi oggi impegnati sono in fondo gli stessi che furono protagonisti già negli anni '70 e '80, da Carmelo Maiorca (con il suo foglio satirico L'isola dei cani, ma anche con una serie di articoli-inchiesta per il manifesto e altre testate) a Giuseppe Ansaldi (fondatore di Legambiente a Siracusa), all'avvocato Corrado Giuliano, testardo denunciatore di ogni abuso edilizio e ambientale. Già allora il porto turistico era uno dei nodi principali della sfida all'establishment economico-politico (largamente democristiano), insieme alla questione della salvaguardia e del recupero del centro storico, sull'isola di Ortigia; e già allora i partiti di sinistra, legati a concezioni industrialiste, seguivano solo distrattamente questi temi. Trovandosi peraltro spesso in diretto contrasto con l'ambientalismo quando si arrivava al nodo più duro, quello del polo petrolchimico e del rapporto tra lavoro e salute, tra sviluppo e ambiente. Fatto sta che a questo punto, con il trionfo elettorale della destra, il passaggio del Pd sotto l'evidente egemonia di notabili ex democristiani, la distruzione di tutte le rappresentanze istituzionali della sinistra alternativa, il panorama politico siracusano si ritrova più chiuso e desolante che mai. Oltre a tutto - e più grave di tutto - in presenza di un serio peggioramento del clima civile. «A me pare che stia allargandosi sempre più una sorta di "cultura dell'illegalità" - dice Carmelo Maiorca - che raggiunge un po' tutti e contro cui è difficile lottare. E' la penetrazione della mafia e della mala catanese, ma è anche un contagio generale, lo si vede dalle piccole cose, la pesca illegale smerciata tranquillamente al mercato, il disinteresse e l'insofferenza per le regole, il fatto che siano stati eletti come niente fosse, nei consigli di circoscrizione, personaggi esplicitamente malavitosi...». Serve una strategia di «resilienza» Ben poche le vie percorribili che si intravedono: principalmente, quella dell'impegno sociale diretto, del volontariato, con tutti i limiti che questo comporta. «Occorre ormai una strategia di "resilienza" - dice l'antropologa Marilia Di Giovanni, impegnata tra l'altro in un progetto di casa-rifugio per donne che hanno subito violenza - cioè affinare la capacità di superare i traumi esterni senza spezzarsi, adattandosi alle nuove condizioni. Non dobbiamo chiuderci in gruppi e circoli chiusi, non comunicanti, come oggi sono i partiti. Dobbiamo invece tener vive reti, comitati, associazioni civiche, tutte le attività che lasciano dei semi tra la gente; e non è facile. Adesso perfino istituzioni come la Bottega solidale stanno diventando come "private", gestite con l'idea che tutto deve restare in mano a un gruppo chiuso, come un micropartito. Così non andiamo da nessuna parte...». Fonte: il manifesto del 27 Luglio 2008

mercoledì 23 luglio 2008

Festa in riva al Po

l Dordoni e Kavarna sono lieti di invitarvi

Sabato 26/07/08 a "LA NUIT ROUGE"

Dalle 20:30 griglia e djset per tutta la notte

LA NUIT ROUGE serata sotto le stelle

Zona Bosco Ex Parmigiano . Cremona

Djs: kruz ,febbo , Giampi ,ibranim ,edblaxt sciakallo ,bedo

coreografia -effetti speciali in collaborazione con kadordoni

Bar con birre fredde e sangria super cocktail

Grigliata carne/vegetarian -prezzi popolari-

COME ARRIVARE

1-Attraversare il paese bosco ex pr girare a destra prima del dosso (vedrete dei cartelli)

2-Proseguire sempre dritto lungo via landy

3-parcheggio area osteria del mento

4 -seguire per 100 metri il percorso vita che costeggia il Po (le luci vi guideranno)

5- siete arrivati

domenica 20 luglio 2008

CIP 6 agli inceneritori siciliani

Il Tar del Lazio ha dato ragione alla Società Actelios, Gruppo Falck, nell’usufruire degli incentivi statali per la costruzione dei tre termovalorizzatori in Sicilia. Leggi il comunicato stampa della Actelios.

martedì 6 maggio 2008

EXIT - Puntata su rifiuti e inceneritori

Interessante puntata della trasmissine EXIT, condotta da Ilaria D’Amico, sul problema rifiuti che non riguarda solo la Campania ma molte altre regioni italiane tra cui il Lazio, la Sicilia e la Toscana. Per rivedere parte della trasmissione cliccare qui

lunedì 5 maggio 2008

Morire d'incenerimento in Francia

Quante volte mi è capitato di sentire, da persone poco informate, che <<il problema degli inceneritori esiste solo in Italia, mentre negli altri paesi europei si brucia di tutto senza alcun danno>>. Basta leggere questo articolo della Dott.ssa Gentilini per capire che l'incenerimento dei rifiuti è un procedimento che provoca inquinamento e morte in qualsiasi paese avvenga.
morire d'incenerimento in Francia
IL BLOG DI STEFANO MONTANARI - lunedì 05 maggio 2008

giovedì 3 aprile 2008

Conferenza stampa Stefano Montanari - Rai 2 - 02/04/2008

Per chi no l'avesse vista ecco qui sotto la conferenza stampa del Dott. Stefano Montanari, andata in onda mercoledì 2 aprile su rai 2. Il filmato è stato diviso in 4 parti. Buona visione !!

venerdì 28 marzo 2008

Non tutto il male vien per nuocere.

Tanta gente mercoledì sera ha assistito a quella farsa di "Porta a Porta". Tanta gente ha capito cosa è successo, ancora una volta, e per capirlo basta leggere tutti i commenti giunti sul sito del Dott. Montanari dopo la trasmissione. Tanta gente ha capito che per salvaguardare la nostra salute e quella dei nostri figli bisogna votare "PER IL BENE COMUNE" Per quanto riguarda Vespa, una volta che manderemo a casa tutta la "classe politica di professione", si estinguerà come è successo al tilacino
autogol IL BLOG DI STEFANO MONTANARI - venerdì 28 marzo 2008

lunedì 24 marzo 2008

DA NON PERDERE !! Il dott. Montanari a Porta a Porta

Mercoledì a Porta a Porta
IL BLOG DI STEFANO MONTANARI - domenica 23 marzo 2008

sabato 22 marzo 2008

INCREDIbi(ci)LE

Cosa si riesce a fare con una bicicletta. Provatelo a fare con un SUV !!

Cordoli anti-auto

Per risolvere il problema delle auto che transitano a forte velocità in prossimità di scuole o zone pedonali ecco un nuovo modello di cordolo per rallentarne ( definitivamente) la velocità. Buona visione

giovedì 20 marzo 2008

Diossina nelle mozzarelle: nessun pericolo per la salute !!

Riporto qui in basso un articolo apparso sul sito www.ilgiornale.it in cui si parla di un blitz dei carabinieri in diversi caseifici e allevamenti campani e napoletani in seguito al ritrovamento in alcuni campioni di latte di bufala, di quantitativi di diossina oltre i valori consentiti per legge. ome se fosse una novità la presenza di diossina in un territorio martoriato dallo sversamento di rifiuti INDUSTRIALI ormai da decenni. Forse non tutti ricordano che già nel 2003 ci fu un'emergenza diossina ( leggi qui il Bollettino Ufficiale della Regione Campania) e in questi anni gli unici provvedimenti che sono stati presi hanno riguardato l'abbattimento dei capi di bestiame e l'indennizzo in denaro degli allevatori, nessun provvedimento per scongiurare altre contaminazioni, dovute ovviamente all'alimentazione contaminata che viene data agli animali. Sconcertante le dichiarazioni dei NAS : «Nessun pericolo per la popolazione». Ma ancora più concertante l'intervento del direttore generale dell'Asl Caserta 2, Antonietta Costantini: «Poca diossina, non c'è nessun pericolo per la salute della popolazione». Non sapevo che la scala per determinare le quantità di diossina tollerate dall'uomo fosse così composta:
  • Poca Diossina = Nessun Pericolo
  • Un po' di più = Qualche Pericolo
  • Tanta Diossina = Pericolo
Ma ancora per quanto tempo dobbiamo farci prendere per il culo da queste persone e da questo sitema? I limiti di legge della diossina non coincidono con i limiti di compatibilità con la salute umana Qui stiamo parlando della saluta umana,della nostra salute e di quella dei nostri figli. Questi prodotti alla diossina son stati immessi in commercio e consumati senza nessun controllo. Voleva anche ricordare che tutto questo sta avvenendo in quelle zone dove il governo ha deciso di realizzare 3 Inceneritori. _______________________________________________________________________________ Caserta - Il blitz è scattato all'alba: 79 allevamenti di bufale e 19 caseifici, soprattutto del Casertano ma anche dell'Irpinia e del napoletano, sono stati visitati dai carabinieri. L'indagine era scattata nelle scorse settimane ma, ieri, ha avuto un primo importante sviluppo. Oltre 400 militari del Noe (Nucleo operativo ecologico), del Nas (Nucleo antisofisticazioni) e dei comandi provinciali di Caserta e Avellino, hanno posto sotto sequestro, in base a un decreto emesso dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, svariate tonnellate di latte, prodotti caseari, mangime e documenti. Alto anche il numero degli indagati: 109. Pesanti le accuse: avvelenamento di sostanze alimentari e commercio di sostanze adulterate. In sostanza, i controlli eseguiti precedentemente avrebbero rilevato nel latte venduto ai caseifici, livelli di diossina sopra la legge. Le analisi erano state eseguite tra novembre e marzo scorsi dalle Asl di Caserta e avevano rilevato la diossina superiore ai limiti nel latte prodotto dagli allevamenti poi venduto ai caseifici. Spiegano al Noe: «Sono in corso attività investigative per verificare chi nella catena delle responsabilità, abbia omesso i controlli e le necessarie verifiche per evitare che mozzarelle fatte con latte alla diossina, finissero in commercio». Insomma, un'altra botta alla Campania, alla sua gente, all'economia di questa regione, già pesantemente penalizzata per la questione della spazzatura. La causa dell'avvelenamento del latte sarebbe già stata accertata dai carabinieri del Noe e del Nas: le bufale sarebbero state nutrite con mangime proveniente da terreni dove erano stati stoccati rifiuti tossici. Dietro a questa operazione, la mano della camorra, i clan più potenti della Campania, a cominciare dai «casalesi», sui quali ha poggiato la propria attenzione (ma non solo per ciò che afferisce la mozzarella: ieri altre 3 operazioni con decine di arresti) la Dda. Alcuni dei terreni avvelenati dove hanno pascolato e mangiato le bufale, «sono nella disponibilità, diretta o indiretta della camorra», spiegano in Procura. Il Nas, comunque, tende a sdrammatizzare, riguardo alle conseguenze della mozzarella alla diossina: «Nessun pericolo per la popolazione». Ed è tranquillizzante anche il direttore generale dell'Asl Caserta 2, Antonietta Costantini: «Poca diossina, non c'è nessun pericolo per la salute della popolazione». Spiega il dottor Pasquale Campanile del Dipartimento di Prevenzione della Asl. «In qualche caseificio è stata superata la soglia di attenzione dell'inquinamento ambientale, anche di diossina, ma non in modo pericoloso. Non sono dei risultati tragici».

mercoledì 19 marzo 2008

10, 100, 1000 Pietro Ricca !!!!

Situazione come quella che vedete sul video qui sotto dovrebbero avvenire quotidianamente in tutta Italia e dovrebbero partire da tutti i cittadini liberi. I cittadini liberi dovrebbero chiedere conto ai politici in ogni momento e in ogni luogo delle loro azioni, i politici disonesti e mafiosi, ( una buona parte ) si dovrebbero sentire braccati. Solo così, facendo sentire la nostra voce, come fa Pietro Ricca, si potrebbero cambiare le cose. Far sentire la nostra voce come fecero Peppino Impastato, Pippo Fava, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, solo per citarne alcuni. Persone che sono state uccise perché lasciate sole. Tocca a noi adesso portare avanti le loro idee e dargli voce, solo in questo modo possiamo onorare questi eroi.

sabato 15 marzo 2008

Andiamo tutti a votare "PER IL BENE COMUNE" !!

In questi ultimi anni l'italiano medio si è (forse) finalmente accorto che la politica italiana è un vero disastro su tutti fronti. Si sono alternati governi di centro-destra e di centro-sinistra ed entrambi hanno fatto un OTTIMO LAVORO nel distruggere il territorio, creare leggi per il beneficio personale,lucrare e mantenere il posto di comando. Quanti di noi italiani medi si sono sentiti disperati nel vedere quotidianamente questo scempio e si sono sentiti indifesi e impotenti difronte all'arroganza della classe politica che mentendoci ha guadagnato la poltrona. Quante volte abbiamo sperato che arrivasse qualche nuovo partito con nuovi politici a cui dare fiducia.
Adesso la nostra speranza è diventata realtà
Una lista civica nata per salvaguardare la salute pubblica in primo luogo e tutti i diritti sanciti dalla costituzione italiana che vengono puntualmente disattesi. Il candidato premier è il Dottor Stefano Montanari e già questo è ( per chi lo conosce) una garanzia sulla serietà di questa lista. Il primo candidato al senato, invece, è il senatore Fernando Rossi, altra persona affidabile ( a mio parere). Adesso tocca a noi dare la nostra fiducia a queste persone. Per leggere il programma e conoscere i candidati della vostra circoscrizione cliccate il simbolo sopra.

domenica 10 febbraio 2008

Il ciclista respira meno inquinanti dell’automobilista

E’ opinione diffusa, soprattutto tra i non-ciclisti, che andare a lavorare (o a scuola) in bicicletta nel traffico urbano sia estremamente dannoso e che meglio sarebbe prendere l’auto (o un altro mezzo) per compiere lo stesso tragitto. Ebbene, una ricerca svolta sulle pubblicazioni scientifiche sull’argomento ha confermato l'infondatezza di queste affermazioni.
Per leggere questo interessantissimo articolo cliccare QUI.

martedì 5 febbraio 2008

domenica 27 gennaio 2008

Umberto Veronesi a "Che tempo che fa".

CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO
Che impatto hanno gli inceneritori sulla salute umana?” domanda Fabio Fazio. “Zero” risponde Umberto Veronesi. Sembra una barzelletta, ma non è così.
E successo domenica 20 gennaio durante la trasmissione, in prima serata , “Che tempo che fa”.
Per commentare questa, avventata, affermazione non possiamo fare altro che lasciare la parola al Dottor Montanari, grande studioso delle “famigerate” nanoparticelle, ascoltando questa sua intervista.
P.s.
Se tra tumori e inceneritori non c’è nessuna relazione, secondo il dottor Veronesi, vorrei sapere invece che relazione c’è tra la Fondazione Veronesi e alcuni dei suoi sponsor qui di seguito elencati:
ACEA - (multiutility con inceneritori) PIRELLI - (petrolio, centrali ad olio combustibile) ENEL - (Centrali a Carbone ed oli pesanti e nucleare)
VEOLIA – (Importantissima multinazionale francese che costruisce tra l’altro discariche ed inceneritori di rifiuti e detiene il 49% della società Tecnoborgo Spa di Piacenza che gestisce l’inceneritore di questa provincia)

martedì 15 gennaio 2008

Terni, il pm chiude l’inceneritore produceva veleni killer

TERNI - Indicano l’inceneritore come un animale da cui guardarsi, accucciato in una conca dove l’aria stagna anche nei giorni di tramontana, in via Ratini, un budello sterrato tra le ciminiere e i silos della zona industriale del Sabbione. E lo fanno a maggior ragione ora, che l’animale tace della sua rugginosa ferraglia. Che i suoi due camini non esalano più bave di fumo. Un nastro bianco e rosso e una macchina del corpo forestale dello Stato tengono lontani i curiosi (che non ci sono) e gli operai, che qui non metteranno più piede. A lungo. Affissi al cancello di ingresso, due fogli dattiloscritti dell’Agenzia Speciale Multiservizi (Asm) datati 14 gennaio avvisano “il personale degli impianti di termovalorizzazione, selezione e trasferenza che, per cause di forza maggiore, gli stessi non sono accessibili e pertanto tutto il personale è posto provvisoriamente in libertà fino a nuova disposizione”. Comunicano che 32 operai, entro le prossime 48 ore, “dovranno recarsi presso lo studio medico del dottor Barconi, in via Pacinotti, per sottoporsi ad esame radiologico”. La città già sa dal primo mattino. La Procura della Repubblica ha disposto il sequestro dell’impianto con un provvedimento che racconta una storia lugubre, un “disastro ambientale” nella civile, ordinata e pulita Umbria. Che vale nove informazioni di garanzia e accusa il sindaco di una giunta di centro-sinistra eletta al secondo mandato con il 70 per cento dei suffragi di aver avvelenato la propria gente. L’aria che respira, la terra che calpesta, il fiume di cui va fiera, il Nera. Vecchio di trentadue anni, l’inceneritore ha ruminato e bruciato sino al dicembre scorso (quando ne era stato disposto dal comune un fermo temporaneo per lavori di manutenzione straordinaria) oltre il 50 per cento dei rifiuti urbani della città e della sua intera provincia producendo, sin quando è economicamente convenuto, energia elettrica (5 megawatt l’ora). Ma in uno scambio diabolico, a leggere le sette pagine con cui il pubblico ministero Elisabetta Massini avvisa gli indagati dello scempio di cui li ritiene responsabili. Perché la pulizia della città ne avrebbe significato di fatto la lenta e silenziosa intossicazione. A cominciare dal 2003 e fino a qualche settimana fa. I liquami dell’inceneritore - scrive il magistrato - venivano scaricati nel Nera in disprezzo dei limiti di concentrazione fissati dalla legge per il mercurio, per i residui dei cosiddetti metalli pesanti (selenio, cadmio, cromo totale, nichel, piombo, manganese, rame, zinco). E i responsabili dell’Asm (la municipalizzata che controlla l’impianto) ne sarebbero stati a tal punto consapevoli da tentare di “diluirli” nel tempo “aggiungendo acque di raffreddamento provenienti dalle torri dell’impianto”. I forni bruciavano senza autorizzazione, anche ciò che non avrebbero potuto - si legge ancora - lasciando che le ciminiere alitassero nell’aria “acido cloridrico” e “diossine”, liberate da una “combustione” tenuta al disotto dei limiti (850 gradi) e dissimulata da false attestazioni dei cicli di lavorazione. Ancora: avrebbero bruciato anche rifiuti radioattivi. Come dimostrerebbero cinque “incidenti” registrati lo scorso anno. Il 16 marzo 2007 - scrive il pubblico ministero - viene dato ingresso nell’impianto a legno e carta provenienti da Monza e risultati radioattivi. Il 27 giugno, una nuova “positività”. Anche se questa volta i rifiuti sono ospedalieri. Arrivano da dietro l’angolo. Dal “Santa Maria di Terni”. E non sembra un’eccezione. Perché il 4, il 9 e il 24 ottobre sono ancora “rifiuti sanitari” a far muovere gli aghi dei rilevatori di radiazioni. Va da sé - accusa il pubblico ministero - che agli operai che lavorano nella pancia dell’inceneritore venga taciuto in quale crogiolo di veleni siano immersi. A quale sorgente cancerogena siano esposti, “nonostante, già nel 2002, uno studio commissionato dalla stessa Asm avesse accertato come ragionevolmente prevedibile il rischio di contaminazione”. Nell’impianto nessuno sembra preoccuparsene. Peggio: nel reparto di “trasferenza”, dove i rifiuti vengono separati e compattati, i filtri sono a tal punto ostruiti che “gli operai, per poter respirare, sono costretti a tenere aperte porte e finestre dei locali, provocando continue immissioni nell’aria di polveri nocive, da carta, nylon e altri rifiuti leggeri”. Paolo Raffaelli, il sindaco, parla con un nodo alla gola. Alle tre del pomeriggio, di fronte al magnifico palazzo Spada, la casa municipale, attraversando una piazza che brilla come uno specchio, c’è chi lo ferma e lo abbraccia scoppiando in lacrime. È stato nel Pci e nei Ds. Sarà nel Partito democratico. È stato fino al ‘99 parlamentare. È un uomo intelligente e non gli sfugge cosa significhi l’avviso di garanzia che ha ricevuto qualche ora prima insieme all’intero vertice della municipalizzata che gestisce l’inceneritore (il presidente dell’Asm Giacomo Porrazzini, anche lui ex parlamentare europeo dei Ds; i consiglieri di amministrazione Stefano Tirinzi, Antonio Iannotti, Attilio Amadio, Francesco Olivieri; il direttore generale Moreno Onori; i delegati per i servizi di igiene e prevenzione Giovanni Di Fabrizio e Mauro Latini). Dice: “Stavo già passando settimane umanamente terribili per la Thyssen, che qui ha il suo stabilimento madre. E non sarei sincero se ora sostenessi che sui rifiuti sono tranquillo perché nel merito di questa vicenda ritengo che, nel tempo, siano state fornite alla magistratura tutte le controdeduzioni tecniche necessarie a far cadere gli addebiti gravi e direi pure infamanti che ci vengono mossi. La verità è che questo sequestro non solo sporca la mia immagine politica, ma fa riprecipitare in tutto il Paese e nella sinistra la discussione sullo smaltimento dei rifiuti a un’antica e improduttiva guerra di religione: “inceneritore si”, “inceneritore no”. A Napoli, Bassolino e la Iervolino sono stati “impiccati” per non averlo ancora costruito. Io, da tempo, vengo “impiccato” dalla destra e da settori dell’ambientalismo per averlo fatto funzionare in un quadro integrato di raccolta differenziata, termovalorizzazione, uso delle discariche, sviluppo di nuove tecniche di bioriduzione. Una cosa sola è certa. Questo sequestro non riuscirà a sporcare la città, anche perché, sensibilizzata dal prefetto, la magistratura ha compreso che per evitare che Terni sia sommersa di rifiuti nel giro di quattro giorni, almeno i reparti di raccolta dei rifiuti dell’impianto possano continuare a funzionare come snodo di smistamento”. A un costo, però. Che apre un nuovo capitolo dell’emergenza trecento chilometri a nord della linea del Garigliano. Da questa mattina, tutti i rifiuti urbani di Terni e della sua provincia saranno avviati “tal quali” (così si definisce in gergo l’immondizia non separata) nelle “crete” di Orvieto, la discarica che, sino ad oggi, ha raccolto solo il 20 per cento degli scarichi del ternano. Il cielo umbro respira. La sua terra comincia a gonfiarsi. Al veleno non sembra esserci rimedio. Neppure qui. Tra ulivi e colline smeraldo che il mondo ci invidia. (15 gennaio 2008) Fonte: www.repubblica.it

domenica 13 gennaio 2008

NOCOKE: DENUNCIATO IL MINISTRO BERSANI

Tarquinia, 22 ottobre 2007 I cittadini che si battono contro la riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia, dopo lo sciopero della fame, hanno deciso di mettere nelle mani della giustizia la loro richiesta di riapertura della conferenza dei servizi. Il Movimento No Coke, dopo il lungo percorso che ha visto tutto il territorio interessato dalla riconversione di TVN dichiararsi contro l’uso del carbone, torna alla riscossa e denuncia penalmente il Ministro Bersani, colpevole di non aver dato seguito alle richieste delle istituzioni territoriali e dei Ministeri della salute e dell’Ambiente di riaprire la conferenza dei servizi relativa all’autorizzazione concessa per la riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia. Da domani il Movimento sarà di nuovo in piazza per chiedere ai cittadini le firme di sostegno alla denuncia presentata. I motivi della contrarietà all’uso del carbone sono ormai condivisi da tutti, l’unico che non vuole riconoscere neanche le evidenze scientifiche sulla correlazione tra combustione del carbone e cambiamenti climatici è solo il Ministro delle attività produttive Pierluigi Bersani. Nel mese di aprile, infatti, i cittadini che hanno aderito allo sciopero della fame hanno trovato in tutti livelli istituzionali la compattezza del no al carbone: 20 comuni del comprensorio, le Provincie di Roma e Viterbo, la Regione Lazio, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero della Salute hanno dato sostegno, e fatta propria, la richiesta di riapertura della conferenza dei servizi per TVN, unico strumento per avviare, di fatto, la riapertura della Valutazione d’Impatto Ambientale che tenga conto dell’impatto complessivo degli inquinanti su tutto il territorio dell’Alto Lazio. Inoltre, né il decreto autorizzativo, né la V.I.A propedeutica a quest’ultimo, hanno mai preso in considerazione l’impatto sul territorio e sulla salute della zone circostanti; non hanno valutato le ricadute degli inquinanti sull’agricoltura e sul mare; non hanno preso in considerazione l’impatto delle centinaia di navi carboniere che dovrebbero portare 15.000 tonnellate di carbone ogni giorno; non è stato calcolato l’impatto sul territorio e sulla salute della radioattività del carbone né è stato descritto il sistema di smaltimento delle sostanze pericolose provenienti dai filtri e delle 500.000 tonnellate di ceneri. Inoltre non è stata valutata l’alta mortalità e morbilità della zona di Civitavecchia: il 30% sopra la media Regionale. IL Ministro Bersani nonostante queste evidenti mancanze e nonostante abbia dovuto necessariamente amettere la pericolosità dell’impianto sulla salute dei cittadini, non intende ascoltare il nostro territorio ed ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di riaprire la conferenza dei servizi. Per questo il Movimento No-Coke, e le popolazioni dell’Alto Lazio, denunciano il Ministro. Di certo i cittadini non si arrenderanno, mai. E una questione di legittima difesa. La denuncia è disponibile sul sito www.nocoketarquinia.splinder .com IMPORTANTISSIMO Vi chiediamo di aderire alla petizione on-line a sostegno di quanti di noi hanno denunciato il Ministro Bersani il quale si è rifiutato di dar seguito alle richieste delle istituzioni territoriali e dei Ministeri della salute e dell'Ambiente e dell' ARPA che comprendendo grazie agli esperti ed ai medici le gravissime malattie che causa l’utilizzo del carbone, hanno scritto al collega Bersani chiedendo di riaprire la conferenza dei servizi relativa all'autorizzazione concessa per la riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia. . Considerato che i rilievi tecnici di merito dell' A.R.P.A. Lazio rappresentano aspetti conoscitivi nuovi e gravi forniti al Ministro dello Sviluppo Economico per procedere senza indugi al riesame dell'autorizzazione concessa ad Enel SpA con la riapertura della conferenza dei servizi per una nuova VIA E' UNA COSA DI VITALE IMPORTANZA. FIRMATE E FATE FIRMARE. INSERIRE IL LINK DELLA PETIZIONE PER CHI HA LA POSSIBILITA' NEI SITI E I BLOG Soprattutto FATE CIRCOLARE QUESTO MESSAGGIO . Per aderire alla petizione cliccare sul link: http://www.petitiononline.com/no_coke/petition-sign.html? Fonte:http://www.nocoketarquinia.splinder.com/tag/bersani

Sicilia: in discarica i rifiuti da Napoli, proteste poi tutto si rivolve

È giunta questa notte intorno all'una a Porto Empedocle la nave Ital-Roro Tri, con il carico di 1.500 tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania, partita ieri alle 7,15 da Napoli con destinazione riservata. Dopo al contestazione i camion sono ripartiti. Un centinaio di abitanti della zona hanno occupato con le loro auto la sede stradale nei pressi della vicina discarica, al confine tra i comuni di Montallegro, Siculiana e Cattolica Eraclea, dove sono destinati i rifiuti. Al termine di un incontro con gli amministratori comunali dei paesi interessati, che si è concluso alle sei del mattino nel municipio di Montallegro, il prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione, ha convito i manifestanti a sospendere la protesta. I 30 camion utilizzati per il trasporto dei rifiuti rimasti fermi in banchina a Porto Empedocle stanno ora per partire verso la discarica di Siculiana. La zona è presidiata dalle forze nell'ordine. Gli amministratori comunali hanno parlato telefonicamente anche con il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, che ieri aveva annunciato l'arrivo dei rifiuti dalla Campania sottolineando che lo smaltimento sarebbe avvenuto "in condizioni di piena sicurezza ambientale per il nostro territorio". Il prefetto Postiglione che era accompagnato anche dal sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, ha fornito in questo senso rassicurazioni ai manifestanti che chiedevano garanzie per la salute pubblica e la messa in sicurezza della discarica. Sul ponte che conduce al sito, teatro della protesta, sono rimaste solo una decina di persone che hanno chiesto di potere controllare l'arrivo dei camion da Porto Empedocle. "La situazione - ha dichiarato il prefetto - è sotto controllo. Tutto si è svolto senza incidenti, voglio ringraziare gli amministratori locali che hanno dialogato e si sono confrontati civilmente con noi e le forze dell'ordine per il loro contributo". In questo momento sono circa una settantina gli uomini impegnati nella scorta dei 30 camion carichi di rifiuti. 13/01/2008 FONTE: www.unionesarda.it

La nave dei rifiuti è sbarcata in Sicilia

Partita da Napoli con un carico di 1500 tonnellate di spazzatura, l'imbarcazione è arrivata in nottata a Porto Empedocle ed i trenta camion adibiti al trasporto si sono diretti nella discarica di Siculiana. Non sono mancati momenti di tensione AGRIGENTO - È giunta in piena notte, a Porto Empedocle, la nave Ital-Roro Tri, con un carico di 1.500 tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania, partita ieri mattina alle 7,15 da Napoli con destinazione riservata. Un centinaio di abitanti della zona hanno occupato con le loro auto la sede stradale nei pressi della vicina discarica, al confine tra i comuni di Montallegro, Siculiana e Cattolica Eraclea, dove sono destinati i rifiuti da smaltire. Al termine di un incontro con gli amministratori comunali dei paesi interessati, che si è concluso alle sei del mattino nel municipio di Montallegro, il prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione, ha convinto i manifestanti a sospendere la protesta. I trenta camion utilizzati per il trasporto dei rifiuti rimasti fermi in banchina a Porto Empedocle sono partiti verso la discarica di Siculiana. La zona è naturalmente presidiata dalle forze dell'ordine. L'ultimo convoglio ha completato le operazioni di scarico intorno alle 10 di questa mattina. 13/01/2008 Fonte: La Sicilia

sabato 12 gennaio 2008

Rifiuti in Sicilia: Campania bis?

La Campania è salita agli onori della cronaca negli ultimi mesi per le montagne di rifiuti per le strade, soprattutto nelle periferie di Napoli. Adesso il governo ha deciso di dirottare circa 250 tonnellate di spazzatura in Sicilia, nell'Agrigentino. E gli amministratori non ci stanno, sono sul piede di guerra per il paventato arrivo nelle discariche di SCiacca e Siculiana di 250 tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania. "una città a vocazione turistica come Sciacca - ha dichiarato il primo cittadino, Mario Turturici - non può essere considerata una pattumiera. Il danno d'immagine sarebbe enorme". Quella di Sciacca sarebbe una delle circa 7 discariche individuate in Sicilia. Dalla città dei templi alza la voce Vincenzo Fontana, presidente della Provincia. "il dramma della Campania - dice - non può giustificare l'azione del governo nazionale che si ricorda della Sicilia non per destinarle risorse e infrastrutture, bensì per relegla al ruolo di pattumiera d'Italia". Ieri il sindaco di Sciacca ha inviato una lettera al premier Romano Prodi, al presidente della Regione, Cuffaro e al prefetto di Agrigento, Umbero Postiglione per attenzionare la questione. Altri siti individuati dallo Stato sarebbero le discariche di: Mazzarrà Sant'Andrea (Me), Motta Sant'Anastasia, Castellana Sicula, Augusta, Trapani e Castelvetrano. NOn si sa come andrà a finire la spinosa questione dei rifiuti, ma tutti in Sicilia sperano che la situazione non degeneri e che, soprattutto, la Sicilia non diventi il caso CAmpania 2. 12 / 01 / 2008 Chiara Ferraù Fonte: www.ecodisicilia.com

La nave della "MUNNEZZA" in arrivo in SICILIA

DA NAPOLI UNA NAVE PER LA SICILIA, CONSUMATORI: 'CLASS ACTION' - E' diretta verso la Sicilia la nave salpata alle 7,15 dal porto di Napoli, la Italro-ro Two, noleggiata dalla compagnia Snav, con un carico di rifiuti solidi urbani. Il viaggio di queste navi è circondato da un alone di riservatezza dopo le violenze che si sono verificate in occasione del primo approdo in Sardegna. Sul foglio di partenza lasciato in Capitaneria, infatti, non é scritta la destinazione ma solamente la dicitura 'per ordini'. Il segretario nazionale del Codacons e leader del Movimento Politico Consumatori Italiani Francesco Tanasi ha annunciato che "nel caso in cui parte dei rifiuti provenienti dalla Campania venisse scaricata in Sicilia", avvierà "la più importante class action dei siciliani che mai si sia vista in Italia contro il Governo regionale e quello nazionale, per il risarcimento dei danni all'ambiente e alle persone che ciò provocherà". Tanasi lancia inoltre un appello ai leader siciliani di partito, ai quali chiede di "intervenire per bloccare lo scempio ed inviare la spazzatura laddove esistono già siti di smaltimento". Fonte: www.ansa.it

mercoledì 9 gennaio 2008

BASSOLINO, SANTO SUBITO!

BASSOLINO, SANTO SUBITO!
IL BLOG DI STEFANO MONTANARI - mercoledì 09 gennaio 2008

mercoledì 2 gennaio 2008

Brescia - Diossina nel latte della Centrale

domenica 16 dicembre 2007

(red.) Una partita di latte inquinato dalla presenza di diossina superiore ai limiti consentiti dalla legge è stata individuata dai controlli effettuati prima della lavorazione nella Centrale comunale del latte di Brescia. Il prodotto era stato consegnato da tre aziende agricole dell’hinterland cittadino. La società ha avvisato i servizi medico-veterinari dell’Asl e l’Istituto zooprofilattico di via Bianchi. La spiacevole sorpresa è saltata fuori durante i controlli organolettici che il laboratorio interno della Centrale effettua sul latte ritirato nelle fattorie, che hanno fatto scoprire una concentrazione di “pop” (clorurati organici persistenti) oltre la soglia consentita. I limiti alla presenza di diossine che la legge prevede per il latte (entrati in vigore a novembre), mettono insieme per la prima volta diossine e Pcb. In ogni millilitro di prodotto, possono essere presenti al massimo 3 picogrammi (miliardesimi di milligrammo) di diossina e 3 picogrammi di Pcb e il totale non deve comunque superare i 6 picogrammi. Nella partita di latte contaminato scoperta l’altro giorno, invece, il livello era intorno ai 6,5 picogrammi. Le autorità hanno quindi bloccato l’attività nelle tre aziende agricole (una è in via Colombaie al villaggio Violino, un’altra è la Pastori di viale Bornata e la terza un’azienda di Flero), che insieme allevano circa 150 mucche da latte. Il prodotto contaminato frutto della mungitura quotiana degli animali, verrà smaltito in un impianto specializzato. Ma l’Asl ha posto sotto stretto controllo anche altre sette aziende agricole nei dintorni ed ha avviato le analisi dei terreni per controllare se vengono superati i limiti di legge nella presenza di diossine: 0,75 nanogrammi per chilogrammo sull’erba e di 10 nanogrammi per chilo nel terreno. L’ipotesi è infatti che la sostanza inquinante si trovasse nel foraggio che è stato dato alle mucche. Anche perché l’inquinamento, figlio della società malata in cui viviamo, è talmente diffuso attorno alle città che fare agricoltura o allevare animali nell’hinterland di Brescia è ormai un’attività ad altissimo rischio.

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Brescia - Diossina, è la punta dell’iceberg

martedì 18 dicembre 2007

La parola d’ordine è, come al solito in questi casi, quella di minimizzare, tranquillizzare e gettare acqua sul fuoco. Le autorità non vogliono che i cittadini di Brescia si spaventino e smettano di comprare frutta, verdura e latte dalle aziende agricole che circondano il centro urbano. Non vogliono neppure che smettano di acquistare fiduciosi i prodotti della Centrale del latte, azienda controllata dal municipio che, dopo alcune costose scelte di marketing degli anni passati (la linea di negozi, l’impianto per il latte microfiltrato, eccetera), non può certo permettersi di perdere il feeling con i consumatori della città in cui gioca in casa. Ma guardiamo i dati ufficiali che filtrano dalla comprensibile cortina di riserbo che copre in parte questa vicenda. Tre aziende agricole, tra cui la mitica Pastori di viale Bornata (le altre due sono a Flero e al villaggio Violino), si sono viste respingere il latte dalla Centrale per eccesso di diossine e dal 7 dicembre (visto che le incolpevoli 150 vacche coinvolte vanno comunque munte ogni giorno) portano il prezioso liquido alla distruzione (leggi la notizia). Altre sette aziende agricole dell’hinterland Sud tra San Zeno e Roncadelle sono sotto stretta osservazione, perché nel loro latte s’è trovata diossina, anche se non in quantità vietate dalla legge. Ringraziamo la legge, che ci permette di bere un po’ di diossina con il latte e di mangiarla con gli ortaggi, le carni e il pesce, ma non troppa. Un po’ di veleno va bene, ma a patto di non esagerare. Il limite alla presenza di pcb e diossine nel latte è fissato in 6 picogrammi (miliardesimi di milligrammo) per millilitro, mentre quello trovato nel prodotto sequestrato era tra i 6,2 e i 6,5 picogrammi per millilitro. Intanto, altro dato ufficiale, della vicenda è stata informata la Procura della Repubblica di Brescia, e l’Asl sta compiendo analisi anche sullo yogurt e il mascarpone prodotti con il latte della Centrale cittadina. Si aspetta giovedì, quando dall’Istituto zooprofilattico arriveranno i risultati di analisi più approfondite. Ma c’è davvero bisogno di aspettare per sapere quello che è sotto gli occhi di tutti? La diossina si forma in ogni combustione in cui è presente anche cloro (per esempio bruciare la plastica, fondere metalli con vernici e così via) ed è una sostanza molto stabile: ci vogliono decine di anni perchè scompaia dai terreni contaminati. Nel tessuto adiposo della gente, poi, rimane per sempre. Dalle ciminiere passa al terreno, da qui all’erba, dal foraggio al grasso delle mucche e al loro latte, dagli animali arriva all’uomo. La sua caratteristica peggiore è che ad ogni passaggio della catena alimentare si concentra sempre di più. La diossina, riconosciuta come elemento cancrogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro, è quindi intorno e dentro di noi. Perfino, come è provato, nel latte materno. Guardiamoci attorno, lasciando pure perdere l’area a sud della Caffaro dove il Pcb scorre letteralmente a fiumi, e contiamo le decine di ciminiere che circondano Brescia. Dispiace per gli incolpevoli allevatori dell’hinterland, dispiace per i bilanci della Centrale del latte, ma non c’è bisogno di aspettare altre analisi per capire che evidentemente esiste un enorme problema di qualità dell’approvvigionamento, dovuto alla degenerazione dell’ambiente della nostra città assediata dai veleni. Che cosa fare allora? Poco, ma qualcosa è possibile: prima di tutto aumentare i controlli. Essendo Brescia evidentemente una zona a rischio, siamo in piena emergenza ambientale. L’Arpa, l’azienda regionale alla quale sono demandate le verifiche, dovrebbe incrementare il numero delle centraline di monitoraggio ed effettuare controlli a sorpresa. Stesso discorso per gli alimenti da parte dell’Asl. E poi bisogna usare tutti gli strumenti previsti dalla legge per reprimere e colpire gli inquinatori. Anche quando sono in gioco i posti di lavoro, perché la salute pubblica deve venire prima di tutto.

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Brescia - Latte al Pcb: è vera emergenza

venerdì 28 dicembre 2007

(red.) Il latte prodotto da altre due stalle che operano nella zona a Sud della città è risultato positivo al Pcb in base agli esami interni effettuati sul prodotto conferito alla Centrale comunale del latte di Brescia. Si tratta delle aziende agricole Civettini e Zubani, due allevamenti situati nel comune di San Zeno. Dopo il caso di tre aziende agricole il cui prodotto è stato bloccato il 7 dicembre scorso (una di Flero, la Bettinzoli del Violino e la Pastori di viale Bornata, leggi qui), quella legata al latte contaminato dai veleni si sta dimostrando una vera e propria emergenza ambientale per la città di Brescia e per i suoi immediati dintorni (leggi il commento). Anche se bisogna segnalare che, alle controanalisi, l’allevamento Ancelotti di Flero è risultato sotto la soglia stabilita dalla legge.

Il limite massimo previsto per la presenza di Pcb e diossine nel latte è di 6 picogrammi (miliardesimi di milligrammo) per millilitro. Nel prodotto dei due allevamenti di San Zeno Naviglio ne sono stati rilevati quantitativi in un caso pari a 6,5 picogrammi e nell’altro superiori agli 8 picogrammi. Da qui il blocco deciso dall’Asl che, dopo il ritrovamento di valori elevati di Pcb nei foraggi e nel latte di una stalla delle Fornaci, fin dallo scorso settembre aveva ordinato esami dettagliati sul latte munto anche in altre stalle dei dintorni. Peraltro l’Azienda sanitaria bresciana sa benissimo che la città è circondata dai veleni. Dai campionamenti effettuati nel 1994, nel 1996 e nel 1998 risulta che in diverse aree dell’hinterland (come al Villaggio Violino, zona sud occidentale) la quantità di Pcb per chilo di terra è molto elevata: anche fino a 30 microgrammi per chilo contro un limite di 10 nanogrammi. E’ quindi presumibile che i foraggi coltivati su quei terreni possano essere contaminati: il massimo previsto dalla legge è di 0,75 nanogrammi di Pcb per chilogrammo d’erba. Dal foraggio con diossina al latte inquinato il passo è breve e praticamente scontato.

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Brescia - Pcb: inquinati 500 ettari di città

venerdì 28 dicembre 2007

(red.) E’ ormai enorme la fetta di città contaminata da diossine e Pcb che viene quindi sottoposta a una serie di ordinanze restrittive emesse oggi dal comune di Brescia. Il sito d’interesse nazionale Caffaro si estende da via Milano verso sud-ovest, ma ora la zona tutelata si è allargata fino a raggiungere i confini del comune Castel Mella. Nella pratica, l’area posta sotto la tutela del ministero dell’Ambiente per le elevatissime concentrazioni di Pcb è rimasta la stessa. Nella sostanza, però, il comune di Brescia ha ritenuto opportuno estendere una serie di divieti anche ad un’altra porzione di città, visto che gli inquinanti, attraverso le rogge idriche, sono stati trasportati e si sono sparsi per centinaia di ettari. Dunque il tratto di Brescia che da sud di via Milano raggiunge i confini di Castel Mella; e che da via Industriale, via Dalmazia, via Labirinto e via Fornaci arriva fino agli argini del fiume Mella diventa un’unica zona omogenea considerata altamente e pericolosamente inquinata, estesa per circa 500 ettari. Visto che 1 ettaro equivale a 10 mila metri quadrati, stiamo parlando di un’area di circa 5 milioni di metri quadrati, cioè 5 chilometri quadrati dove abitano 10 mila persone. Per capirci, la città del Vaticano è grande circa 44 ettari. Il comune di Brescia è in tutto pari a 90,6 chilometri quadrati. Fino al 30 giugno 2008, in tutta quest’area a sud dell’industria chimica Caffaro contaminata da Pcb e diossine vengono prorogati i divieti già contenuti in precedenti ordinanze emesse nel 2002, 2004 e giugno 2007. Sarà vietato l’utilizzo del terreno, quindi nessuna coltivazione, ma neppure l’aratura e il dissodamento, l’asportazione, lo scavo o qualsiasi altra operazione che comporti il contatto diretto con la terra o l’inalamento delle polveri da essa provenienti. Viene vietato anche l’utilizzo dell’acqua fluente nelle rogge, la curagione dell’alveo dei fossati e, ovviamente, la pesca dai corsi d’acqua. Ma non è finita qui, perchè non sarà possibile nemmeno allevare animali da cortile destinati all’alimentazione umana (sono vietate anche le uova), così come non sarà permesso coltivare ortaggi. E’ concessa una deroga, in quest’ambito, nei terreni agricoli situati nella zona di via Labirinto e via Fornaci. Qui, infatti, sarà concessa in via sperimentale la coltivazione di frumento, mais, orzo e graminacee per la produzione di sola granella, a patto che prima di qualsiasi uso il raccolto venga sottoposto ad analisi chimica con ricerca di Pcb e diossine, volta a confermare l’assenza di contaminazione. Come noto, dopo il via libera ministeriale e la messa in mora della Caffaro (leggi qui), partirà nel marzo 2008 la bonifica dei 17 mila metri quadrati di terreno del parco Passo Gavia e del giardino di via Nullo, inoltre si interverrà su 26 giardini privati del quartiere Primo Maggio (finora ne sono stati messi in sicurezza tre). Il Comune su tre lotti da 5 ettari di terreni agricoli del sito nazionale Caffaro sperimenterà la bioremediation, una tecnica che usa batteri in grado di aggredire e digerire le sostanze inquinanti. Sul resto saranno piantati alberi ed erba sperando che in parte assorbano Pcb e diossine.

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Brescia - Pcb, è ora di intervenire davvero

venerdì 28 dicembre 2007

(red.) Castenedolo, Flero, San Zeno, Castel Mella, Roncadelle. Citiamo questi cinque comuni tra i tanti che fanno parte della cosiddetta “prima corona”, composta dalle località immediatamente confinanti con Brescia, perché sono quelli situati a Sud. E’ a Sud della città infatti che - stando a quanto risulta per il momento - si trova la maggiore concentrazione di Pcb e diossine sparsa negli anni sul nostro territorio dalle ciminiere, oppure messa in circolo dagli scarichi industriali come nella zona Caffaro e portata in giro dalle rogge usate (pensate!) per l’irrigazione dei campi. E’ a Sud della città che hanno resistito più a lungo le estensioni di terreni agricoli: da lì arrivavano il nostro latte, la nostra carne, le uova e i polli “nostrani” che finivano sulle tavole dei bresciani. Da lì arriva, quindi, il veleno che per anni abbiamo inconsapevolmente ingerito. Strano che agli amministratori che governano questi cinque comuni non venga un dubbio, che non gli sorga spontaneo un interrogativo, che non gli si accenda un segnale d’allarme. Sicuramente è già avvenuto, ma se non è successo vogliamo metterglielo noi allora un piccolo tarlo nella testa. Signori, pensate davvero che il vostro comune sia immune dai veleni? Ve lo diciamo noi: no, non è possibile, perché il Pcb non si è fermato ai confini municipali della città capoluogo, ma sicuramente è sceso ben oltre. Ecco perché anche voi dovete coordinarvi e intervenire. Non fate come quegli amministratori che prima parlano di emergenza, (ma “senza allarmismi”, naturalmente) e poi allargano sconsolati le braccia: che cosa volete farci, dicono, sono gli effetti di anni e anni di industrializzazione. Già, che cosa vogliamo farci più che morire precocemente di infarto o di tumore? Più che respirare a fatica e farci venire il fiato corto dopo dieci passi? Più che vedere i nostri bambini tossire sempre di più ad ogni inverno e deperire troppo presto? E’ vero che è troppo tardi, ma forse qualcosa si può ancora fare. Prima di tutto evitare il rimpallo delle responsabilità. E poi andare oltre le (sacrosante) ordinanze che bloccano le attività nella aree pericolose. Un comune (e una provincia) ad alto rischio d’inquinamento, per esempio, se fossero seri prenderebbero in mano la situazione e non demanderebbero le verifiche soltanto all’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente deputata a sorvegliare aria, terra e acqua. E neppure all’Asl, che deve controllare i cibi e la salute delle persone. Un comune (e una provincia) ad alto rischio d’inquinamento se fossero seri, sapendo che si tratta di un’emergenza terribile per i loro amministrati e in generale per la salute pubblica, vorrebbero vederci molto più chiaro e molto più in fretta. E allora perché nascondersi dietro le lentezze o le responsabilità altrui, sapendo benissimo che l’Arpa e l’Asl mancano di fondi, che a volte hanno tempi di reazione biblici e che comunque sono organismi competenti ma burocratici? E’ vero, le analisi e le verifiche costano, ma noi pensiamo - per esempio - che i nostri enti locali abbiano i bilanci sani e possano permettersi di installare una manciata di centraline sul proprio territorio o di creare una squadra per fare i prelievi nei posti giusti e poi farli analizzare a pagamento in qualche laboratorio privato. Conoscere bene la realtà è la prima cosa da fare per poi capire come affrontarla e aiuta anche a trovare i responsabili della devastazione ambientale. Perché con i dati in mano è possibile attivare la magistratura. Secondo noi, se un comune (e una provincia) ad alto rischio d’inquinamento non lo fanno, vuol dire che non vogliono farlo. E allora qualcuno dovrebbe spiegarci perché.

Fonte:www.quiBrescia.it

martedì 1 gennaio 2008

Auguri Veraci

Auguri di Buon Natale da un Siciliano "VERACE": Fofò Purtusu Per vedere il video clicca qui
Dire non basta, poiché le parole che non si traducono in azione " sono portatrici di pestilenza"
William Blake